Affacciata sulla Val di Non e circondata dall'imponentecirco roccioso delle Dolomiti di Brenta,la Val di Tovel rappresenta l’estremità nord-orientale del Parco Naturale dell’Adamello Brenta. A 1178 metri di altezza si trova il Lago di Tovel, il più grande lago naturale del Trentino, meta della nostra escursione. Ma per gustare appieno il percorso lacustre, meglio lasciar perdere la navetta che parte dal parcheggio dell'Albergo Capriolo a quota mt 800, oggi brulicante di persone, decidendo di affrontare in salita il Sentiero delle Glare che permette di godere di paesaggi e scorci che altrimenti sfuggirebbero veloci. Imbocchiamo il comodo sentiero che si immerge subito nelle fitte abetaie lasciando alle spalle voci ormai lontane. Percorso il primo chilometro si apre lo spettacolo dei laghetti effimeri, piccoli specchi d'acqua che si formano dopo le piogge estive che andranno a prosciugarsi via via che si va verso l'inverno. Un breve tratto piano - alla nostra destra c'è un campo di tamburello - e poco oltre si entra nella vera zona delle Glare. Il paesaggio muta radicalmente e il sentiero, ora più tortuoso, si insinua tra le rocce frutto di un'antica imponente frana dando al paesaggio un aspetto quasi lunare. E' incredibile notare gli sforzi della vegetazione che nonostante la gigantesca petraia, riescono a districarsi e a crescere rigogliosa tra le rocce.
i laghetti effimeri
Il sentiero sale seccamente sino ai mille metri, poi rientra in piano nella silenziosa selva sino alla congiunzione con l'asfalto della provinciale 14, in località Croce di Massimiliano, che attraversiamo recuperando immediatamente il percorso boschivo, percorso ovviamente ben segnalato e in costante salita tra secche graditane e bellissimi ponticelli di legno che oltrepassano il torrente Tresenica. Lasciando alla nostra destra il sentiero verso malga Tuena, procediamo in ripida salita l'ultimo tratto caratterizzato da tornanti e dai rimbrotti di un temporale in arrivo. Ancora un piccolo sforzo e ci troviamo nel parcheggio dello Chalet Tovel, accanto un pannello informativo della vallata. Una decina di metri oltre la stanga che delimita l'inizio del periplo del lago ed ecco una piccola insenatura che scende verso la riva, splendida nonostante il cielo sembra incaponirsi a rimanere minaccioso. La sosta panino è allegra e per qualcuna diventa l'occasione per immergersi nelle fresche acque del lago. Il lago di Tovel è famoso come lago rossoper il caratteristico arrossamento che avveniva nelle sue acque in seguito alla fioritura di un'alga conosciuta col nome di Tovellia sanguinea, fenomeno che si verificava nei caldi mesi estivi. L'ultimo arrossamento del lago si verificò nell'estate del 1964, anche se qualche cenno del fenomeno si ripresentò negli anni successivi.
il Sentiero delle Glare
Si è data la colpa principalmente al cambiamento climatico di questi ultimi decenni ma recenti studi condotti a partire dal 2001 nell'ambito del progetto SALTO, Studio sul mancato arrossamento del Lago di Tovel, finanziato dalla provincia autonoma di Trento, hanno stabilito che la sparizione del fenomeno dell'arrossamento sia dovuta alla mancanza del carico organico (azoto e fosforo) proveniente dalla transumanza delle mandrie di bovini che pascolavano nei pressi del lago. Queste sostanze, confluendo nel lago, contribuivano in maniera determinante alla fioritura di questa alga. Dagli anni Sessanta il cambiamento della gestione degli animali in malga e la quasi totale scomparsa delle greggi che soggiornavano nei pascoli alti spiegano la diminuzione dell'apporto di questo carico organico e quindi la cessazione del fenomeno dell'arrossamento. Finalmente torna il sole e una parte del gruppo decide il percorso circolare del lago lungo un bel sentiero, inizialmente comodo e ampio, sulle acque smeraldine del lago, acque ricche di diverse specie di pesci, come il salmerino alpino e l'alborella cisalpina ma anche di alcuni esemplari di biscia del collare, un serpente non velenoso. A metà del lago il sentiero diventa stretto e impervio, è la parte di riva più rocciosa del lago, e si affronta con ponticelli e scalini e in alcuni tratti anche con l'aiuto di un cordino metallico, per poi tornare pianeggiante a compimento del periplo lacustre. Una birra insieme conclude la bella escursione.
PARTENZA: Albergo Capriolo (mt 800) SEGNAVIA: Sentiero delle Glare DIFFICOLTA': E DISLIVELLO: mt 420 ALTITUDINE: mt 1178 LUNGHEZZA: km 6 (+ 3,5 km giro lago)
Sul crinale tra Setta e Savena gli Etruschi percorsero per almeno quattro secoli (VII-IV sec. a.C.) un antico percorso che congiungeva Fiesole con Felsina. Poi i Romani costruirono nel 187 a.C. una strada denominata Flaminia MilitaretraBononia(Bologna) ed Arretium (Arezzo), la cui esistenza ci è unicamente tramandata daTito Livio. L'antica pastorizia muoveva persone e animali da un versante all'altro, da qui transitavano merci e mercanti prima che la ferrovia e l' autostrada li rendessero vicoli ciechi. Questa è la Via degli Dei, un meraviglioso viaggio alla ricerca di un mondo perduto e di luoghi dimenticati. Programmato nella testa e nel cuore già da qualche mese, alla resa dei conti ci ritroviamo solo in tre, io (Daniela), Maria Pia e Fiorella appassionatamente intente alla preparazione dei nostri zaini (per portarsi tutto l'indispensabile un 50 litri è più che sufficiente). Sono tanti i motivi per cui si può decidere di fare la Via degli Dei. Tanti e tutti rispettabili. Ma i presupposti reali per cui affrontiamo questa esperienza li scopriremo solo durante il cammino. Per ora non dimentichiamo di portare con noi la gioia della scoperta e la capacità della meraviglia, lasciando a casa l’ansia del controllo e la paura di perderci. La partenza (domenica23 giugno) èdalle morbidecampagne di Sasso Marconi. Da qui si entra nella riserva naturale del Contrafforte Pliocenico risalendone il boscoso versante settentrionale, una paretona rocciosa che con le sue solide falesie fa la gioia di molti appassionati di arrampicata. Superato l’abitato di Badolo, il sentiero si sposta sul crinale del Contrafforte regalando dei magnifici panorami sulla valle del Reno e sulla parete di roccia. La vista più bella e coinvolgente si ha sulla cima del Monte Adone (mt 654), punta più alta della riserva, con i suoi pinnacoli di arenaria, i crepacci e le pareti verticali che dominano il paesaggio. I panorami si manifestano in tutta la loro bellezza accompagnati dal frinire delle cicale durante le calde giornate e la presenza delle lucciole nella notte. Dopo aver attraversato le prime campagne a monte di Monzuno, il sentiero si addentra in un piccolo bosco di carpini e, successivamente, in un bel castagneto dove è possibile ammirare qualche bella pianta secolare.
Una volta raggiunto il crinale, con la gigantesca torre di telecomunicazioni, il percorso continua su una forestale fino a Madonna dei Fornelli (mt 798) che regala ampie vedute sulle vallate adiacenti, e il passaggio sotto le pale eoliche di Monte Galletto. Adesso si sale di quota e si assiste ad un cambiamento del paesaggio circostante che diventa decisamente appenninico ma il nostro passo, al riparo nel fresco boscoso, ci permette di raggiungere tranquillamente il Passo della Futa a 903 metri. Oltre al piacere che solo una camminata nel verde di una foresta riesce a dare, abbiamo trovato diversi tratti di antiche pietre del selciato, alcune perfettamente conservate,della millenaria Flaminia Militare. Dal Passo della Futa andiamo a seguire il sentiero di crinale (lo “00”) in direzione del Passo dell’Osteria Bruciata. L’ambiente circostante è quello tipico a queste altezze, con ampi faggeti e qualche radura di conifere. Lungo il percorso il panorama si apre più volte, sia sul versante emiliano che su quello toscano, con il Mugello e il lago del Bilancino sullo sfondo. Arrivati al Passo dell’Osteria Bruciata non si trova alcun resto dell’antica locanda ma solamente una grande lastra di arenaria, conficcata nel terreno, che riporta il toponimo del luogo e la sua macabra leggenda a cui è legato.
Ora l’itinerario prosegue in forte discesa e, dopo sei o sette chilometri di bosco, si sbuca nella campagna di Sant’Agata. Le indicazioni escursionistiche della Via degli Dei invitano a proseguire lungo una strada bianca in direzione di San Piero a Sieve. Appena due chilometri dopo, la strada diviene asfaltata e si trasforma in una grande sofferenza per i nostri piedi. Procedendo lungo l'asfalto si osserva il bel paesaggio agricolo e, in lontananza, riconosciamo il massiccio del Monte Falterona, nelle Foreste Casentinesi, dove nasce il fiume Arno. Raggiunta San Piero ci rendiamo conto che le nostre forze si sono esaurite a causa del caldo eccessivo e quindi di comune accordo si decide di rinunciare alla tappa finale di Firenze rientrando alla base stanchissime ma felici di questo incredibile cammino (sabato29 giugno). Mi piace concludere con una frase di Paolo Coelho "Quando le tue gambe sono stanche, cammina con il cuore" (Daniela)