E in principio fu Domitilla, moglie (anche se le fonti storiche sono incerte a riguardo) del console Flavio Clemente nel 95 d.C. e nipote dell'imperatore Vespasiano che per la sua fede cristiana fu mandata al confino a Ponza. Le catacombe di Domitilla, risalenti al III secolo, con una estensione di dodici chilometri sono le più grandi di Roma composte da una serie infinita di corridoi, loculi, arcosoli (nicchie arcuate) e camere sepolcrali familiari molte delle quali affrescate (cubicoli). Abbandonate per secoli le catacombe vennero riscoperte dall'archeologo Antonio Bosio alla fine del Cinquecento. Risaliamo dalle buie profondità alla sovrastante basilica semi-ipogea dedicata ai soldati Nèreo ed Achilleo martiri durante le persecuzioni di Diocleziano, databile tra il 390 e il 395, e da qui riemerse in superficie andiamo a visitare il mausoleo delle Fosse Ardeatine, una delle pagine più atroci della seconda guerra mondiale. L'azione partigiana a via Rasella provoca la morte di 33 soldati tedeschi. La rappresaglia nazista è immediata: per ogni soldato tedesco saranno uccisi dieci italiani. Il massacro di trecentotrentacinque persone avviene nelle cave di tufo sulla via Ardeatina ed oggi il monumento rimanda a perpetua memoria che la follia non prenda mai più il sopravvento sulla ragione.
Il cielo si apre finalmente mentre sulla direttrice che unisce il Laterano con il Colosseo, superiamo l'antica Basilica di San Clemente e raggiungiamo il simbolo nel mondo della romanità. Si sa praticamente tutto del Colosseo. L'imperatore Vespasiano iniziò la sua costruzione nel 72 d.C. per allestire spettacoli di caccia e combattimenti di gladiatori, mentre suo figlio Tito inaugurò l'edificio nell'80 d.C con giochi che durarono tre mesi. Capace di ospitare sino a 45.000 spettatori era posto su tre livelli, nei sotterranei erano collocate le gabbie delle belve che venivano fatte salire attraverso botole con grandi effetti scenografici. Intorno gli edifici ausiliari, i Ludus Magnus di cui si vedono i resti, dove vi erano le caserme dei gladiatori, i depositi di armi, un'infermeria per i feriti e un'arena, copia in scala ridotta del Colosseo, per gli allenamenti. L'area circostante l'anfiteatro pullula di persone, entriamo facendo un po' di fila pur avendo prenotato l'entrata. L'interno è grandioso, colorato di genti e di linguaggi universali, il contrasto con il cielo cinereo ha del surreale, un senso di pacatezza dell’anima si rinvigorisce ad ogni passo. Fuori l'Arco di Costantino è silente testimone di antiche glorie mentre si sale l'antica Via Sacra che conduce al Palatino, all'Arco di Tito e al Foro Romano. Secondo la mitologia romana il Palatino fu il luogo di nascita di Romolo e Remo fondatori della città e tra mito e realtà il colle è un susseguirsi di edifici e giardini.
Il palazzo di Domiziano occupava tutta la parte centrale del Palatino e l'enorme complesso - fine del I secolo - faceva grande effetto anche sui contemporanei come rimane traccia nelle lodi di Marziale e Stazio, divenendo nei secoli successivi la dimora degli Augusti per eccellenza. Ai nostri occhi un vero museo a cielo aperto ma anche un'oasi di pace, eco lontana della grandezza di Roma Imperiale. Scendendo verso gli Horti Palatini Farnesiorum, i bellissimi giardini della famiglia Farnese, le vestigia del passato emergono dal verde della ricca vegetazione che si estende lungo i declivi del colle verso il Foro Romano che fu il centro politico, religioso ed economico della civiltà romana. Le ombre della sera calano su queste splendide rovine mentre ci muoviamo verso altri tesori che Roma custodisce gelosamente: Piazza di Spagna con la scalinata a Trinità dei Monti, la celeberrima Fontana di Trevi, il Tempio di Adriano, il Pantheon, la barocca Piazza Navona, Campo de Fiori con il suo popolare mercato e il monumento a Giordano Bruno che in questa piazza fu condannato al rogo per eresia il 17 febbraio 1600, ma anche negozietti, antiche vinerie, trattorie veraci in un vortice di odori e sensazioni che, a dispetto delle nostre gambe molli, sollecitano visioni immaginifiche quasi stordite da cotanta bellezza.
Lunedì 29 ottobre - Un cielo bigio e minaccioso adocchia una Roma già di corsa. Andiamo a piazza San Pietro dove lunghissime file aspettano pazientemente di poter accedere al simbolo per antonomasia della cristianità ma non noi, che preferiamo soffermarci sulla bellezza estetica dell'imponente cupola di Michelangelo e dell'armonioso colonnato del Bernini che abbraccia la piazza. Da Via della Conciliazione libera dal caos automobilistico ci portiamo verso Castel Sant'Angelo, monumento funerario dell'imperatore Adriano (123 d.C.) e successivamente prigione risorgimentale, maniero che incarna totalmente le vicende storiche della Città Eterna dove passato e presente appaiono inscindibilmente legati. Superiamo ponte Sant'Angelo con le splendide statue di San Pietro e San Paolo e degli angeli - ecco la mano superba del Bernini - poi lungo corso Vittorio Emanuele dove saltiamo su un autobus pieno di vocianti studentesse catalane a cui chiassosamente ci uniamo mentre l'automezzo supera in rapida sequenza la seicentesca Chiesa di Sant'Andrea della Valle, il famoso sito archeologico di Largo di Torre Argentina che oggi ospita una colonia di gatti, la Chiesa del Gesù voluta nella seconda metà del Cinquecento dal gesuita Ignazio di Loyola, Piazza Venezia e il maestoso Vittoriano (o Altare della Patria) poi lungo i Fori Imperiali lasciamo a destra il Colosseo e ripassando dalla Basilica di San Giovanni in Laterano andiamo a raggiungere il nostro secondo appuntamento con l'eccellente romanità della Trattoria Etruria. Dalle vetrate del caratteristico locale la pioggia ricompare con toni più imperiosi e a questo punto la partenza sembra ancor più vicina...anche troppo. Arrivederci Roma!
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