giovedì 26 aprile 2018

Da Velo Veronese al Rifugio Lausen (mercoledì 25 aprile)

Siamo nel cuore del Parco Naturale Regionale della Lessinia, un vasto altipiano dei monti Lessini con ricchissime testimonianze naturalistiche e storiche, che ne fa meta ideale per escursionisti alla ricerca di un contatto genuino con la natura e con le tradizioni antiche delle genti di montagna. La nostra escursione ad anello parte dalla piazza principale di Velo Veronese (mt 1087) scendendo seccamente ad est per contrada Valle, antico abitato cimbro, e successivamente Retz (mt 1038) per poi proseguire a piccoli gruppi per frazione Croce. Da qui, oltrepassata la provinciale, si sale sul sentiero che lambisce il monte Purga attraverso un bel bosco di querce sino a trovare sulla nostra sinistra in mezzo ai prati una grande croce in rosso ammonitico, la Croce del Gal appunto (mt 1173) e da questa intersezione scendere a destra per il sentiero 251. La mulattiera è delimitata dalle laste che non sono semplicemente pietre messe sul terreno ma sono elementi lapidei che hanno marcato il territorio e le antiche vie di comunicazione utilizzate anche per la migrazione stagionale delle mandrie, importantissimo valore del paesaggio rurale montano.
direzione Rifugio Lausen
Troviamo in contrada Battisteri (mt 1070) una delle tante segnaletiche per il Rifugio Lausen, a quota 1260 metri, che raggiungiamo alzandoci dal tracciato e oggi strapieno non solo di escursionisti in ogni suo posto. Il rifugio, che in cimbro significa "casa dei buoi",  è una storica malga che dal novembre 2017 è gestito dalla mitica guida alpina Danny Zampiccoli. Ci fermiamo per la sosta panino poi lasciando a nord la cima imperiosa del Carega con i suoi 2259 metri di altezza si riprende la verde mulattiera che sale a malga Sengio Rosso a 1296 metri con vista sulla sottostante Val d'Illasi, seguendo successivamente la dorsale che porta a baito Norderi (mt 1333) e il ritorno lungo il tratto terminale dell'antica Via Cara, storico percorso di transumanza che dalla pianura risaliva fino all'altopiano della Croce di Parparo (segnavia 253). Arriviamo in discesa a contrada Kunech (mt 1190) e a ritroso il tracciato verso Velo Veronese. Tappa finale con pizze, birre e ottimo prosecco ai tavoli della locale Pizzeria Lessinia.


PARTENZA: Velo Veronese 
(mt 1087)
SEGNAVIA: 251-253
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 250
ALTITUDINE: mt 1333
LUNGHEZZA: km 15

lunedì 23 aprile 2018

Da Canale di Tenno al Rifugio San Pietro (sabato 21 aprile)

Rifugio San Pietro
Un paesaggio ancora incontaminato. Olivi, viti e castagni si aggrappano su terrazzamenti ai piedi delle montagne. Si sale verso le Giudicarie, nel Trentino occidentale e oltrepassate le severe mura del castello di Tenno ci arranchiamo su brevi tornanti per raggiungere il borgo medievale di Canale di Tenno, quattro stradine arrampicate che convergono sulla piazzetta, meravigliose case di pietra  e i caratteristici volti. Alcune delle case sono decorate da affreschi, il più importante è opera del pittore padovano Gianni Longinotti sulla facciata della sua abitazione. Le strade acciottolate del borgo sono invase da gruppi di turisti tedeschi quindi rimandiamo al ritorno una più tranquilla visita. Oggi si sale al rifugio San Pietro e superata un'antica corte seguiamo la traccia bianco-rosso del segnavia 406B che porta al lago di Tenno. Stretto tra  il passo del Balino e l'Alto Garda questo suggestivo specchio d'acqua viene chiamato "lago azzurro" per le caratteristiche morfologiche del fondale che conferiscono i toni smeraldini alle sue acque.
sentiero 406B
La giornata che sta diventando particolarmente calda, invoglia a mettere i piedi in quelle acque così invitanti ma meglio proseguire affrontando un tracciato che è anche un percorso bikers. Il 406 sale ripidissimo, il terreno è coperto da foglie, ghiaie e grossi sassi, poi in alto la visuale finalmente si allarga su una raduna di castagni dove è assolutamente vietato raccogliere i marroni visto che è zona di produzione. Tra gli alberi si intravede Riva del Garda. La camminata diventa più leggera e poco dopo si raggiunge Casa Bastiani (mt 854) e successivamente la sorgente "Le fontane" dove sgorga un'acqua freschissima. A questo punto il sentiero si allarga in una comoda forestale, la pendenza del tracciato si ammorbidisce e in meno di una ventina di minuti raggiungiamo Sella di Calino. Da qui si abbandona lo sterrato per un breve tratto asfaltato, in incrocio con qualche auto in salita, poi un arco di pietra ci indica l'arrivo al Rifugio San Pietro (mt 974).
presso la sorgente "Le fontane"
Nel grande prato bambini festanti, escursionisti distesi sull'erba, galline in libera uscita in una coloratissima kermesse e ben sapendo la bontà culinaria di questo rifugio ci appropriamo di un tavolo, da dove si gode una vista mozzafiato del sottostante lago di Garda, in un gustoso trionfo di polente, formaggi fusi e carni aromatizzate. Sul sentiero per  Monte Calino, sopraelevata rispetto al rifugio c'è la trecentesca Chiesetta di San Pietro. Dopo la lunga sosta riprendiamo il cammino non per il sentiero 401, cautamente chiuso per recenti smottamenti, ma seguendo la stradina principale in località Calino sino ad un parcheggio caratterizzato da una grande croce e da lì imbocchiamo una traccia sassosa che a zig zag scende l'erto crinale sino ad uscire nel borgo antico di Calvola per poi raggiungere nuovamente Canale di Tenno dove possiamo in tutta tranquillità passeggiare fra le silenziose viuzze. Nel borgo si trova la Casa degli Artisti nata negli anni Sessanta come luogo di ritrovo culturale ed oggi occupata dalla mostra sulla figura di Giacomo Floriani massimo poeta trentino. E' davvero un emozionante tuffo nel
passato che poi andiamo a concludere davanti ad una buona birra e dell'ottimo dolce rigorosamente trentini.
PARTENZA: Canale di Tenno
(mt 598)
SEGNAVIA: 406B
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 350
ALTITUDINE: mt 974
LUNGHEZZA: km 10

mercoledì 18 aprile 2018

Il bellissimo Trenino Rosso del Bernina (14-15 aprile)

Un'escursione panoramica senza eguali a bordo del famosissimo trenino rosso del Bernina, la più elevata linea ferroviaria a cavallo delle Alpi che partendo da Tirano arriva a Saint Moritz e poi collegandosi al celebre tratto del Glacier-Express, termina a Coira. Una delle tratte più spettacolari tanto da essersi meritata il riconoscimento di Patrimonio Unesco nel 2008. Non è solo la natura a farsi ammirare ma è anche la ferrovia stessa a dare spettacolo, locomotive e vagoni fiammeggianti, stazioncine che sembrano fatte a traforo, curve strettissime che danno l'illusione di poter afferrare la coda del trenino, viadotti e gallerie elicoidali con incredibili pendenze pur mantenendo un ritmo di andatura pigro, insomma un viaggio da fare almeno una volta nella vita. E l'alzataccia fatta per raggiungere Tirano in tempo per il trenino delle nove, siamo consapevoli che verrà ripagata da panorami unici.
Partiamo dalla stazione di Tirano (mt 429) e meno di tre chilometri dopo si entra in Svizzera non prima di sorprenderci con il passaggio del convoglio tosso nel pieno centro del paese, a due passi dal Santuario della Madonna di Tirano, inserendosi di fatto nel traffico cittadino. Pochi minuti dopo, superata la stazione di confine di Campocologno, il trenino si addentra nella Valle di Poschiavo e si arrampica su quel capolavoro di ingegneria ferroviaria che è il viadotto circolare di Brusio riuscendo a scalare la montagna senza alcun utilizzo di cremagliera. Saltelliamo da una parte all'altra dei finestrini per immortalare paesaggi da cartolina tra paesini sospesi nel tempo e vallate immobili. Superato il  primo tratto della valle si incontra il lago di Poschiavo a quasi mille metri di altezza, poi il trenino si inerpica sulla montagna con lo sguardo che scende fino alla Valtellina. La ferrovia si immerge tra boschi di abete rosso mutando brevemente la fisionomia del paesaggio, e al verde dei prati subentra il biancore della neve. Si raggiunge Cavaglia dove si trovano le "marmitte dei giganti", cavità cilindriche scavate dal ghiaccio.
Subito dopo Cavaglia la linea supera il bel viadotto a tre campate prima di affrontare un tunnel a spirale nel cuore della montagna, il tunnel di Palù, passare accanto alla centrale elettrica che sfrutta le acque che scendono turbolenti dal ghiacciaio e affrontare l'ultima strabiliante curva che porta alla stazione di Alp Grum (mt 2091). La fermata è velocissima. Si torna a salire sino all'Ospizio Bernina a 2253 metri dove costeggiamo un lago artificiale detto Lago Bianco che costituisce il confine linguistico tra l'Engadina e la Valposchiavo. Scendiamo dal treno e, a parte le nostre voci, intorno regna il silenzio. La stazioncina è purtroppo chiusa, dobbiamo aspettare quasi un'ora per riprendere il viaggio ma non ci si preoccupa prese come siamo da tutto quel bianco intorno mentre un sole meraviglioso brilla sulla montagna ghiacciata. Risaliamo sul trenino rosso e da questo punto inizia una serie di stazioni con fermata a richiesta. Superiamo le due funivie Lagalb e Diavolezza e dopo un ampio tornante si arriva in prossimità del maestoso gruppo del Bernina, la cui punta principale il Pizzo Bernina raggiunge maestosamente i 4049 metri di altezza.
I ghiacciai del gruppo montuoso terminano con la lingua glaciale di Morteratsch. La discesa verso Pontresina è piuttosto dolce, qualche curva tra i boschi, una bella cascata prima di Celerina e poi si entra a Saint Moritz (mt 1822). Dalla stazione il gruppo si divide a piccole frotte e mentre alcune si spostano in alto verso il centro altre scendono in direzione del lago ancora quasi completamente ghiacciato. Il centro storico, a parte le vetrine delle Grandi Firme, non presenta connotati storici particolari e dopo un breve giro e la sosta panino ci ritroviamo tutte sullo specchio d'acqua. Riprendiamo il trenino rosso ma questa volta a bordo di una carrozza panoramica. Queste hanno vetrate enormi fino al tetto e consentono di osservare il panorama a quasi 360 gradi tranquillamente in poltrona, di contro non si possono abbassare quindi il gioco dei riflessi non rende bella la qualità fotografica dei nostri scatti. Ci informano che nei mesi estivi vengono montate anche due carrozze scoperte che la gente del posto definisce il modo migliore per prendersi una bronchite. Ritornate a Tirano concludiamo la giornata in bellezza tra pizzoccheri, bresaole genuine e ottimi vini. La domenica invece si presenta grigia e lievemente uggiosa. Avevamo programmato una camminata verso il Castello di Bellaguarda a Tovo di Sant'Agata, una manciata di chilometri da Tirano, ma ci tocca cambiare itinerario optando per la visita al Santuario e il giro dei sapori regionali poi, con molta calma, si ritorna verso casa con sosta a Pisogne sul lago d'Iseo per un pranzo in compagnia e i saluti finali.

lunedì 16 aprile 2018

Castel Beseno e il percorso dell'Arte (domenica 8 aprile)

Terra di castelli, di antiche dimore e di sentieri silenziosi. Ci troviamo a pochi chilometri da Trento e Rovereto nel cuore della Vallagarina. Sopra di noi adagiata sulla collina svetta l'imponente fortificazione di Castel Beseno, la più grande struttura fortificata del Trentino Alto Adige. Intorno si diramano alcuni itinerari che si immergono nei boschi circostanti oggi pennellati di sole e di azzurro. Noi optiamo per quello più importante, il Percorso dell'Arte, che collega Calliano, Besenello e Volano lungo le dolci colline della bassa val d'Adige. Partendo dal parcheggio in località Seghe che scende sulla strada verso Folgaria, si va ad incrociare il sentiero sul primo tornante della strada. Il sovrastante Castel Beseno sembra seguire i nostri passi mentre superiamo un ponticello sul placido rio Cavallo. Una traccia boschiva sale ripida a fianco di un ruscelletto andando a sfociare sulla mulattiera che segue dall'alto il corso del torrente, ora più impetuoso. Raggiungiamo la Guardiola in località Campagnole. Qui il sentiero si addentra nel bosco, direzione Castel Pietra, e con passo leggero si raggiunge uno sperone roccioso da dove si domina la vallata, poi si riprende a scendere scorgendo poco più avanti le possenti mura di Castel Pietra. 
Il maniero è stato costruito su enormi macigni staccatosi dal Cengio Rosso, da cui il nome. L'importanza storica del castello deriva dalla sua posizione strategica che per moltissimo tempo ha segnato il confine tra il Tirolo e la Repubblica di Venezia. Questa posizione lo rese teatro di scontri come la famosa battaglia di Calliano del 10 agosto 1487. Dopo la sosta panino attraversiamo i vigneti del Marzemino e, superato un antico cancello, recuperiamo la traccia del Percorso dell'Arte che conduce in breve tempo alle roboanti cascate del Rio Cavallo, o del Rosspach nella lingua cimbra, così denominato per via dei mille salti d'acqua che come un giovane puledro il torrente disegna lungo il suo corso. Risaliamo seccamente sino all'asfalto stradale per affrontare l'ultimo tratto in salita del sentiero del Gac che ci riporta a Castel Beseno. Ora è tempo di visitare questa splendida fortezza che mantiene inalterato il suo fascino secolare. Le prime notizie risalgono al dodicesimo secolo, feudo dei conti di Appiano e abitato da una famiglia di loro vassalli, i Da Beseno. Circa un secolo più tardi il castello passa sotto il controllo della famiglia dei Castelbarco e verso la metà del Quattrocento si trova al centro delle diatribe tra la repubblica veneziana e i tirolesi che si concludono nella sanguinosa battaglia di Calliano dove seimila veneti cadono sul campo e il loro condottiero Roberto Sanseverino d'Aragona trova la morte nell'Adige. Dopo aver resistito anche agli assalti di Napoleone, il castello perde la sua primaria funzione difensiva cadendo in un lungo oblio sino al suo definitivo recupero storico. Castel Beseno è un alternarsi stupendo di torri, merli e bastioni. Il cuore del castello è protetto dalle cinta muraria e una prima porta permette di accedere a quello che un tempo era la postazione di guardia. 
A nord del bastione si apre una terza porta detta Porta Scura caratterizzata dalla sua profondità e dalla presenza di tre porte, disposte in stretta successione su un terreno in forte pendenza e con un’angolazione tale da impedire eventuali attacchi nemici. Sulla Corte d'Onore si affacciano i caseggiati in cui si svolgevano le attività quotidiane, cucine, forni, cantine e le cisterne che facevano confluire l'acqua raccolta nei giorni di pioggia all'interno del Palazzo di Marcabruno. Entrandovi un importante allestimento riproduce emozionalmente la morte del Sanseverino mentre nelle sale al piano superiore è presente una mostra permanente di armi e armature. Dal cortile si sale al camminamento di ronda da cui si gode la stupenda vista sul territorio circostante, ideale filo conduttore con la Storia.

PARTENZA: Percorso dell'Arte
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 200
ALTITUDINE: mt 426
LUNGHEZZA: km 10