martedì 27 marzo 2018

"In cammino sulle rive dei laghi di Mantova" (domenica 25 marzo)

Il lago di Mezzo
Tra il Garda e il Po esiste un lembo di Lombardia incastonato tra Emilia e Veneto, un territorio ricco di acqua e di terra strappata all'acqua in cui si riflette Mantova con i suoi tesori d'arte e gli emblemi di un fastoso passato segnato da eventi di profondissima valenza storica. Dai colli morenici fino alla confluenza con il Po, Mantova e le terre del Mincio rappresentano un'inedito tracciato  di paesaggi forgiati dalla natura,  del resto il fiume Mincio entrando in città va a formare i tre laghi le cui rive si prestano a percorsi che giocano di rimando con le luci e i colori delle stagioni. Il gruppo "Camminando per Mantova" ha di conseguenza voluto proporre un itinerario che sapesse coniugare bellezza, cultura e rispetto dell'habitat naturale con "In cammino sulle rive dei laghi di Mantova", un circuito della lunghezza di undici chilometri, ovviamente non competitivo, con partenza da Campo Canoa.
Castel San Giorgio
Sin dal primissimo mattino l'ampia distesa prativa viene presa d'assalto da una miriade di fogge, livree e colori poi puntualissima la variopinta onda umana si riversa nella boscaglia che lambisce il lago di Mezzo, tra canneti e cigni incuriositi. Una rapida occhiata alla nostra sinistra e lo skyline della città dei Gonzaga ci restituisce Mantova in tutto il suo splendore. Passo dopo passo il plotone si sgrana lungo il percorso, ora compositivo in gruppetti. Si raggiungono i Giardini di Belfiore e il lago Superiore velati da un cielo dolcemente malinconico, poi ci si alza leggermente costeggiando la stradale e, oltrepassata la stazione ferroviaria, andiamo ad incrociare il castello di San Giorgio, prima di arrivare alla base di partenza dopo circa due ore e mezza di cammino. Ma non si può salutare Mantova senza apprezzare i presidi del gusto enogastronomico, per intenderci quelli dei tortelli di zucca, dei risotti, degli insaccati e dei dolci e respirarne anche l'anima storica sorseggiando un buon caffè in piazza Sordello...

lunedì 19 marzo 2018

"Durer e il Rinascimento" a Palazzo Reale (domenica 18 marzo)

Albrecht Durer
In una Milano frizzante e dinamica a dispetto della pioggia, Palazzo Reale propone "Durer e il Rinascimento", percorso dell'arte europea tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento con l'intento di presentare non soltanto l'opera del massimo artista del Rinascimento tedesco Albrecht Durer (1471-1538) ma, come sottolinea il suo curatore  Bernard Aikema nel video all'ingresso del percorso espositivo "La mostra vuole narrare lo scambio di pensieri avvenuto tra il 1480 e il 1530 fra due grandi aree regionali: la Germania meridionale e l'Italia del Nord. In questo contesto di mobilità delle idee Durer ne rappresenta lo snodo centrale". Nelle sei sezioni della rassegna sono esposte circa 130 opere tra cui 12 dipinti di Durer, tre acquerelli e una sessantina tra disegni, incisioni, libri e manoscritti unitamente ad alcune significative produzioni di artisti tedeschi suoi contemporanei come Hans Baldung Grien, Lucas Cranach, Hans Burgkmair e Martin Schongauer e alle splendide testimonianze pittoriche di Tiziano, Giorgione, del Mantegna, di Giovanni Bellini e di Leonardo da Vinci presente col suo San Gerolamo rimasto incompiuto. Importanti prestiti da musei internazionali per quello che è un vero e proprio viaggio nel cuore artistico dell'Europa rinascimentale, viaggio espositivo affidato da subito all'enorme pianta di Venezia, incisa da Jacopo dè Barbari, e alla successiva veduta di Norimberga nella magnifica Adorazione dei Magi di Durer, direttamente dagli Uffizi di Firenze. 
Al centro "Cristo tra i dottori"
 Come detto sono sei le sezioni del percorso espositivo. Nella prima, "Durer, l'arte tedesca, Venezia, l'Italia", vengono esplorati i rapporti artistici fra il nord e il sud delle Alpi tra il 1480 e il 1530, frutto di scambi culturali tra artisti tedeschi ed italiani. Proprio nel suo secondo viaggio in Italia Durer realizza la Festa del Rosario, il Cristo tra i dottori e il celebre Ritratto di giovane veneziana. La seconda sezione, "Geometria, misura, architettura", rivela il lato matematico del pittore di Norimberga nell'elaborazione di trattati sulla geometria, l'architettura, lo studio della prospettiva e le proporzioni umane. Esempio splendido è la ricostruzione completa del Portale d'onore  l'immaginario arco di trionfo per celebrare le virtù dell'imperatore Massimiliano I, inciso a bulino su ben 192 legni. La terza sezione è dedicata a "La natura" e qui il confronto è più diretto con Leonardo da Vinci. Durer non fu un semplice pittore ma anche incisore, disegnatore, orafo e matematico esprimendo nelle sue opere un nuovo concetto artistico basato sull'imitazione della natura e sul massimo realismo secondo un approccio rigoroso e scientifico tipicamente leonardesco. La mostra prosegue con la sezione dedicata alla "Scoperta dell'individuo" che va alle radici della ritrattistica moderna di cui Durer è un precursore straordinario, ritrattistica che nel corso del Cinquecento diventa popolare non solo tra i ceti nobili. Nella quinta sezione "Albrecht Durer incisore: Apocalisse e cicli cristologici" ecco presentati al pubblico i celebri quindici fogli dell'Apocalisse, xilografie stampate in ben quattro edizioni tra il 1498 e il 1511, di fatto il primo libro progettato, illustrato e pubblicato da un'artista in un'epoca che aveva appena conosciuto la stampa. A seguire il ciclo della Grande passione dodici xilografie a cui Durer lavora in contemporanea non riscuotendo però lo stesso successo dell'Apocalisse. 
Le incisioni vanno osservate bene, ammirate nei minimi dettagli per leggerne meravigliosamente la genesi del tratteggio...e nella stessa sala trova posto la celebre Melencolia, l'incisione più famosa di Durer, parte del trittico detto "Meisterstiche" con il San Girolamo nella cella e Il cavaliere, la morte e il diavolo, realizzato tra il 1513  e il 1514. Sebbene non legate dal punto di vista compositivo, le tre incisioni rappresentano tre diversi esempi di vita di ispirazione umanistica ma di realizzazione fantastica, ricco di finezze descrittive e riferimenti esoterici. L'ultima sezione, "Il Classicismo e le sue alternative", chiude il percorso espositivo con una riflessione sul sistema estetico che ha caratterizzato questo periodo storico. Il modello classicheggiante, ovvero la riscoperta dell'arte antica fortemente presente in Italia, negli ultimi anni del Quattrocento inizia a manifestarsi nelle principali città della Germania meridionale e il poliedrico artista di
Norimberga ne rappresenta il trait d'union rivelando come l'Europa di allora fosse assai più ricca e brulicante di scambi artistici e culturali di quanto si possa immaginare. Siamo arrivate al termine del percorso con una ultima curiosità: in tutte le opere di Durer si può osservare un monogramma che unisce le iniziali del suo nome e cognome. Albrecht Durer infatti fu il primo artista a "registrare" la proprietà intellettuale della firma dei suoi lavori grazie ad una concessione dell'imperatore Massimiliano I, confermandosi in questo modo come acuto imprenditore di se stesso.