martedì 15 novembre 2016

Ferrara e la mostra "Orlando Furioso 500 anni" (12-13 novembre)

"Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano

sopra re Carlo imperator romano"

Nelle celebrazioni dei cinquecento anni della prima edizione dell’Orlando furioso la città degli Estensi ha allestito la bella mostra lungo le sale di Palazzo dei Diamanti, uno dei monumenti più celebri non solo di Ferrara ma del Rinascimento italiano. Stampato nel 1516, il poema è uno dei capolavori assoluti della letteratura occidentale. Ora oltrepassiamo l'ingresso. L'esposizione appare come una straordinaria narrazione immaginifica sul filo narrativo, mai prolisso o didattico, dell'audioguida che conduce in un viaggio appassionante nell’universo ariostesco, tra battaglie e tornei, cavalieri e amori, desideri e incantesimi, ma soprattutto tra i capolavori dei più grandi artisti del periodo capaci di far rivivere il fantastico mondo cavalleresco del Furioso e dei suoi paladini e offrendo nel contempo un suggestivo spaccato della Ferrara estense raccontandone sogni e fantasie delle corti di cui Ariosto fu cantore sensibilissimo. Grazie al sostegno dei maggiori musei del mondo, le opere presenti danno vita ad un percorso espositivo irripetibile: dal leggendario Corno di Orlando di Tolosa, con il quale l’eroe metteva in fuga gli avversari, alla straordinaria Scena di battaglia di Leonardo da Vinci proveniente da Windsor, dalla sensualissima Leda e il cigno di Michelangelo al romantico Gattamelata di Giorgione, celebre capitano di ventura ritratto nella sua luccicante armatura, dalla raffinata illustrazione di La liberazione di Andromeda di Piero di Cosimo proveniente dagli Uffizi, rilettura dell’episodio di Ruggiero che salva Angelica dalle spire del drago, alla monumentale visione de Il trionfo della virtù di Andrea Mantegna direttamente dal museo del Louvre, che Ariosto vide nel camerino di Isabella d’Este, le cui figure fantastiche paiono averlo ispirato nel racconto del corteo di mostruose creature incontrato da Ruggiero nel regno di Alcina. E poi armi, manoscritti, incisioni e una rara edizione del Furioso. Ludovico Ariosto continuò a rielaborare il suo poema che fece nuovamente stampare a Ferrara nel 1521 e una terza volta, sensibilmente rimaneggiato, nel 1532, pochi mesi prima di morire.
Negli anni tra la prima e la terza edizione del Furioso il mondo cambiò radicalmente a cominciare dall'esito della battaglia di Pavia del 1525, splendidamente rappresentata dal grandissimo arazzo cinquecentesco di manifattura fiamminga, oggi al Museo nazionale di Capodimonte, che segnò la sconfitta di Francesco I re di Francia l’inizio dell’egemonia politica e culturale spagnola di Carlo V. Ma ora facciamo un piccolo passo indietro. Le acque del delta del Po giocano con i chiaroscuri di un lontano albeggiare, le reti vengono inghiottite mentre l'aria carica di umidità invade le narici. Prima di raggiungere Ferrara e la sua mostra ariostesca, puntiamo verso Comacchio da molti paragonata a Venezia per via dei suoi canali. Ha origini antichissime ed è una città lagunare incantevole con l'inconfondibile Trepponti e le sue scalinate, il seicentesco Duomo di San Cassiano e dalla parte opposta l'elegante Palazzo Bellini. E' una visita mordi e fuggi, il mare non è molto lontano ma Ariosto ci aspetta...

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