venerdì 16 settembre 2016

Grandi Donne: DOROTHY PILLEY, Climbing Days

Avvicinarsi alle alte quote per una donna era considerata cosa impossibile e le prime alpiniste dell'Otto-Novecento si battevano affinchè le donne potessero scalare indipendentemente dagli uomini erodendo così una rigidissima etichetta vittoriana. Chi meglio di Dorothy Pilley riesce ad incarnare lo spirito libero di donna e di alpinista insofferente alle restrizioni dell'epoca? Dorothy scopre la montagna durante una vacanza con zia e cugina nel nord del Galles nel giorno del suo ventesimo compleanno. Nei suoi diari scrive "Non avevo mai visto prima qualcosa di così bello, ero sconvolta dai sentimenti che provavo". La pubblicazione nel 1935 di Climbind Days, il suo libro di memorie relativo al periodo 1916-1928 mette nella giusta luce i suoi successi alpinistici a cavallo delle due guerre.  Dorothy Pilley nasce a Camberwell, Londra il 16 settembre 1894 ed è la maggiore di quattro figli nati da John James Pilley, un ricco industriale chimico, e di sua moglie Annie Maria Young. I genitori Pilley esemplificavano molti dei valori appartenenti all'Inghilterra vittoriana del diciannovesimo secolo. Già nel 1869 la femminista e suffragetta Sarah Emily Davies metteva in discussione la demarcazione sociale e culturale dei ruoli degli uomini e delle donne nella società britannica in cui la casa era di fatto il luogo principe in cui questi si legittimavano. E a questo futuro preordinato Dorothy si opporrà. Dal 1910 al 1912 frequenta Queenwood, una scuola privata per ragazze a Eastbourne. Terminati gli studi a malincuore parte per la Germania dove vi rimane per nove mesi allo scopo di "rifinire" la sua formazione. Nei suoi diari si legge la rabbia ma anche la sua impotenza nel non poter sfidare la volontà paterna inveendo contro una società che limita le ambizioni delle donne e sentendosi crescere dentro il desiderio di indipendenza. Nel giugno 1913 Dorothy ritorna in Inghilterra. Poco prima dei suoi diciannove anni, Dorothy si iscrive alla London Istitute dove vengono addestrate le giovani donne della classe media nella gestione domestica.
La giovane Pilley vede il suo futuro con crescente incertezza. Alla disperata ricerca di un po' di indipendenza economica dal padre e consapevole della catastrofe che si stava abbattendo sull'Europa, nell'ottobre 1914 mette a punto un piano per dare una svolta alla sua attività professionale dedicandosi per un paio d'anni alla Wives of Soldiers' and Sailors' Relief Association, un'organizzazione benefica d'aiuto alle mogli dei soldati e dei marinai in guerra. Nell'aprile 1915 Pilley intraprende una vacanza di passeggiate e arrampicate nel Galles settentrionale con Winifred Ellerman, che lei descrive come un "camminatore instancabile e fantasioso". Durante questa vacanza compie la prima vera salita con Ellermann e l'alpinista Herbert Carr sul Tryfan, una delle sue montagne preferite. La montagna è la sua vita e sfidando le convenzioni sociali ogni venerdì sera parte da Londra con il treno per andare a scalare con gli amici in Snowdonia, nel nord del Galles, durante i fine settimana. Nel 1916 Pilley accetta un lavoro come segretaria al British Women's Patriotic League. Presieduto da Lady Florence Campbell, la League aveva ottenuto il sostegno delle tante donne che la guerra aveva utilizzato come nuova forza lavoro e questa sorta di "emancipazione" lavorativa le aveva portate a sentirsi membri attivi della società collettiva, un ruolo a cui, a termine del conflitto mondiale, non volevano più rinunciare. Per Dorothy Pilley queste aspirazioni sarebbero state realizzate attraverso l'alpinismo e il giornalismo. Ma il 1916 è anche l'anno della sua conoscenza con Ivor Armstrong Richards, il futuro marito, uno dei più importanti scrittori e critici letterari del suo tempo. Tra il 1917 e il 1918 con Herbert Carr, Ivor Richards (e il suo spaniel Sancio Panza) e altri alpinisti esplora le principali montagne del Nord Galles mentre nel 1920 ecco la sua prima stagione alpina: attraversa la Charmoz-Grepon (durante una tempesta di neve!), le Aiguille e il Petit Charmoz nell'Alta Savoia. 
Il padre sembra essere diventato con suo grande stupore più conciliante. Nel frattempo collabora con diverse testate periodiche quali The Englishwoman, the Pall Mall Magazine and the Lady's Pictorial sotto uno pseudonimo, che lei non rivelerà mai, e dal 1920 inizia a scrivere per il Daily Express. Convintissima che bisognasse "incoraggiare l'arrampicata tra le donne"  nel 1921 dà vita al Pinnacle Club, costituito olte che da Dorothy, presidente del club nel 1930 e per vent'anni editore del Pinnacle Club Journal, dalla scalatrice Pat Kelly, morta tragicamente sul Tryfan nel 1922 e da Eleanor "Len" Winthrop Young primo presidente del club. La grande alpinista inglese, anche lei affiliata del prestigioso club, Gwen Moffat, prima guida alpina britannica nonchè scrittrice di successo, nella sua premessa a Storia del Pinnacle Club sottolineava come le fondatrici fossero inconsapevoli della importante rivoluzione culturale e sociale della loro creazione. Quello che era iniziato come un'associazione con ambizioni modeste aveva sviluppato una tale forza di cambiamento nell'alpinismo femminile.  Nel 1922 Ivor Richards le chiede di sposarlo ma lei rifiuta temendo di perdere la sua indipendenza, accetterà qualche anno più tardi. La sua seconda stagione alpina la porta in Svizzera nella Valle di Saas. poi è la volta del Zmutt Ridge del Cervino, si arrampica intorno ad Arolla nella Val d'Herens con Ivor Richards e poi l'incontro importante con la guida Joseph Georges Le Skieur. E' una collaborazione felice che la porterà, fra le sue tante ascensioni, alla seconda salita della cresta nord-est della Jungfrau (1923), sulla cima nord della Grivola (1924) e soprattutto la prima in assoluto della cresta nord del Dent Blanche (1928).
Questo è il punto più alto della sua carriera alpinistica. Due anni prima Dorothy Pilley era diventata Dorothea Richards. Lei era in Canada, Richards negli Stati Uniti, si erano incontrati di nuovo e sposati a Honolulu. Successivamente a causa degli appuntamenti professionali di Ivor a Pechino negli anni Trenta e di Harvard dal 1939, la coppia trascorre la maggior parte del tempo al di fuori dell'Europa. Ovunque andassero trovavano qualcosa da scalare, la Grande Muraglia della Cina, i picchi di Yunnan, le Alpi giapponesi, la Diamond Mountain in Corea, i Selkirks e Bugaboos delle Montagne Rocciose canadesi. Quando possibile tornavano sulle Alpi in estate. Negli anni di Harvard andavano spesso sulle White Mountains ma nel 1958 di ritorno da uno di questi fine settimana vengono coinvolti in un incidente d'auto dove Dorothy si rompe in modo grave un femore. La zoppia limita fortemente la sua attività in montagna, ma nemmeno questo la ferma. Le teleferiche e le seggiovie fungevano da supporto nelle passeggiate sulle Alpi e vagabondavano da rifugio a rifugio in Austria. Un asino rese possibile una vacanza in Perù, un elicottero portò i Richards al rifugio alpino Cabane Rossier nel 1966 per il centenario della salita del Dent Blanche mentre con una motoslitta nel 1968 Dorothy sale sul Mount Hood in Oregon, la sua ultima grande montagna. Nel 1974 i Richards tornano in Inghilterra e si ritrovano coinvolti nei progetti dell'Alpine Club. Dopo la fusione con il Ladies Alpine Club, nel 1975 Dorothy diventa la prima donna vicepresidente, un evento celebrato in un suo articolo "Guardando indietro". Dopo la morte di Ivor nel 1979, devolve 4000 sterline in sua memoria alla biblioteca del club alpino. Amava gli incontri e le cene del club, si informava avidamente delle ultime notizie sull'arrampicata. Anche dopo la scomparsa del marito, ha continuato a vivere nella stessa casa che il Magdalene College di Oxford aveva messo a loro disposizione.
Accoglieva gli amici e usciva per conferenze, concerti, rappresentazioni teatrali, mostre, cene. "Ogni scusa era buona per una splendida festa" ha detto Henry Chadwick al suo funerale. Era inutile discutere con lei: prendeva treni e autobus quando poteva ben permettersi i taxi, lo zaino era il suo bagaglio, le piaceva far tardi la notte, una riluttanza la sua ad abbandonare "le strade zingaresche".  Nel 1986 trascorre il suo ultimo Capodanno al rifugio nella Glen Brittle, la vallata a sud dell'isola di Skye in Scozia, mettendosi a sedere con un gruppo di alpinisti scozzesi fino alle 3 di notte, bevendo whisky e parlando di montagne. Nel mese di giugno di quell'anno si unisce alle celebrazioni del centenario della salita di Walter Parry Haskett Smith sul Napes Needle, un pinnacolo impervio della Great Gable. Uno scalatore ricorda la sua presenza davanti al Wastwater Hotel, in un abito verde di seta cinese, capelli neri come ali di corvo, giovanile nonostante i suoi anni. Non c'era nessuno come lei. Scomparve il 24 settembre 1986. Il suo epitaffio, scritto anni prima dal marito Ivor, diceva "Saltando crepacci nel buio, ecco come vivere!"

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