mercoledì 23 marzo 2016

...per le contrade di Erbezzo (VR), Parco Regionale della Lessinia (domenica 20 marzo)

Oggi si va lungo gli antichi sentieri che collegano le contrade di Erbezzo tra prime fioriture primaverili, gli antichi segni d’arte popolare e le spettacolari viste panoramiche dei monti Lessini e del Monte Baldo. La domenica ci grazia di una giornata di sole stemperata da brividi frizzanti nel salire di quota, del resto Erbezzo si trova a 1118 metri. Il centro, sonnolento e immobile, si scuote allegramente al coro delle nostre voci mentre prendiamo d'assalto una caffetteria a pochi passi dalla settecentesca chiesetta dei santi Filippo e Giacomo e dalla possente torre campanaria edificata nel 1738. Il borgo si incunea nell'alto bacino della Valpantena separando il Vajo dell'Anguilla dal Vajo dei Falconi. Sembra che il suo nome sia riconducibile al vocabolo herba, cioè "erba" e, meglio ancora, al verbo erbezare che vorrebbe dire "crescere come l’erba". È ricordato in vari documenti del XIII secolo quale “castrum”, cioè luogo fortificato con la Rocca e la Rocchetta, con la sua “selva” che fu contesa per lunghissimo tempo dal monastero di San Zeno e dal Comune di Verona. Fino al tardo Trecento la popolazione era “non avventizia e non tedesca” come recitano le cronache del tempo, vale a dire che vi abitava una popolazione di piccoli nuclei familiari di origini italiche.
L’immigrazione dei coloni tedeschi interesserà le zone di Bosco Chiesanuova e di Erbezzo solamente molto più tardi, verso il Seicento, rispetto agli insediamento dei Cimbri risalenti al 1287, con ogni probabilità a causa delle difficoltà di carattere orografico, ovvero per le profonde vallate da superare. Erbezzo è uno dei paesi della Lessinia più rispettosi delle caratteristiche architettoniche e ambientali dell'altopiano e proprio per questo definito “Paese di pietra”, perché è il centro montano che meglio ha saputo custodire e valorizzare l’antica arte dei tetti in pietra che in altre località è caduto in dimenticanza. Ma, paradossalmente, è anche l’unico paese dell’intera area cimbra veronese che meno di tutti ha conservato toponimi, cognomi e tradizioni tipici della antica civiltà dei Cimbri. Fin qui brevemente la sua storia. Ma ritorniamo alla nostra camminata. Superata la canonica ora del caffè, zaini in spalla si decide per un giro tra le contrade, un tempo borghi fiorenti, piuttosto che puntare verso l'Alta Lessinia.
Per valorizzare queste zone il Parco Regionale della Lessinia ha tracciato una serie di percorsi circolari, contrassegnati da colori diversi, che toccano da nord a sud l'intero territorio erbezzino: si sale quindi sino ai piedi del Monte Busimo, che segna il limite tra le zone abitate e gli alti pascoli utilizzati per l'alpeggio estivo, e superando Bernardi (mt 1159) si raggiunge contrada Fagioli (mt 1135) per poi ridiscendere dolcemente verso la chiesetta di San Pietro (mt 867) e Cappella Fasani a 973 metri ed infine risalire gradatamente verso Erbezzo. Noi abbiamo optato per l'itinerario azzurro, il giro "alto" tanto per intenderci, svoltando a sinistra sul sentiero Cai 257, accompagnate dallo spettacolo del Baldo innevato e successivamente percorrendo anche un breve tratto del sentiero europeo E5, il percorso che con i suoi 3200 chilometri dalla costa atlantica in Bretagna (Francia) raggiunge attualmente la città di Verona. Una decina di chilometri tra saliscendi vari, contrade dove il tempo si è fermato e l'indiscussa bellezza del territorio lessino.

giovedì 17 marzo 2016

Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau a Milano (giovedì 17 marzo)

Fantastica, semplicemente fantastica! Con oltre 220 opere la mostra "Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau" nelle belle sale di Palazzo Reale a Milano lascia negli occhi di noi felici spettatrici il gusto elegante, prezioso e sensuale di un'epoca irripetibile, la Belle Epoque, crepuscolo dell'Ottocento. Il nucleo principale della mostra arriva dalla Richard Fuxa Foundation, ben 149 opere tra affiches e pannelli decorativi. L'artista ceco, uno dei massimi esponenti dell'Art Nouveau e promotore di un nuovo linguaggio comunicativo, nelle curve sinuose delle sue donne rappresentava la proclamazione dell'espressione artistica legata alla industrializzazione del Novecento, trasformando in arte anche le banalità del quotidiano. L'arte, non più unica e irraggiungibile, nel nuovo repertorio di bellezza estetica poteva arrivare anche alla gente comune attraverso l'acquisto dei calendari o delle litografie, E proprio la fama di Mucha è legata a queste nuove forme artistiche, vendute e stampate in massa. A scoprire il suo talento è la mitica attrice Sarah Bernhardt. Nel 1895, folgorata dal manifesto per la pièce teatrale "Gismonda", prodotta per puro caso da Mucha, lo incarica per sei anni di disegnarle scenografie, locandine, gioielli consacrandolo come autore di prestigio a Parigi osannato poi in tutto il mondo.
Mucha esalta la Diva mettendole in mano la palma dei martiri paleocristiani e intrecciandole nei capelli gigli immacolati. Tra le opere rappresentative della Jugendstil o Liberty, sono presenti in mostra anche esemplari di grandi maestri. i meravigliosi vasi di Gallè e Daum, una torciera con libellule di Mazzucotelli, le iridescenze della manifattura ungherese Zsolnay, una fioriera a specchio di Carlo Zen, piatti e cache-pots del poliedrico Galileo Chini, che rifonda a Firenze l'arte ceramista dopo la cessione del marchio Ginori di Doccia alla milanese Richard, ma anche splendidi arredi dalle voluttuose forme floreali. Ma è soprattutto Alfons Mucha che fa sognare con le sue fanciulle sante che seducono in manifesti pubblicitari: sigarette, birra, cioccolato, biscotti, profumi, biciclette o le vin des Incas alla coca, venduta in tutte le farmacie! Passo dopo passo la mostra ti prende per mano restituendoti l'idea di un periodo ricco e sfaccettato, il clima magico.fin-de-siècle che ci esalta sino all'ultima opera visionaria. La fine per Alfons Mucha invece arriverà nel 1939 dopo l'arresto ad opera della Gestapo...

giovedì 10 marzo 2016

Parco Sigurtà a Valeggio sul Mincio (6 marzo) e Cena delle Donne (8 marzo)

"Gli alberi maestosi, le fontane scintillanti, i piazzali erbosi, i profumi, la molteplicità di forme e colori. Un giardino non è solo questo. La sua bellezza è data dall'armonia che governa i rapporti tra gli elementi che lo compongono. E' l'essenza del gusto estetico per la vita, la stessa armonia che fa "bello" un paesaggio o rende sorprendente un panorama" (P. Grimal)
E in effetti è lo stesso sentore che respiri entrando al Parco Sigurtà, adagiato dolcemente sulle colline della Valle del Mincio  e accarezzato dalle morbide anse del placido fiume che ne segue il percorso. Paradossalmente la mattinata domenicale fatica ad uscire dai toni grigi, quasi a minacciar pioggia e l'aria, fredda e sferzante, ne incupisce i toni. Ma l'occasione non poteva essere migliore: oggi si apre la stagione, come non esserci? In effetti ci ritroviamo tra le prime a varcare i cancelli di questo gioiello naturalistico, che oggi sentiamo davvero solo nostro. Quando attraversiamo un giardino la memoria ci rimanda ad una atmosfera, ad una luce, ad un luogo che ci appartiene, divenendo naturale palcoscenico in cui si è attori e spettatori allo stesso tempo avvolti come siamo dal trionfo della Natura.
Ma è anche un'opera d'arte, tra sentieri e meandri capricciosi, tra distese verdeggianti interrotte da tranquilli specchi d'acqua punteggiati da brevi ricami floreali, in cui troneggia la secolare Grande Quercia. Non per nulla il Parco Sigurtà nel 2015 ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Secondo Parco Più Bello d'Europa! Dopo i percorsi, i daini, il Castelletto, le chiacchiere varie, i volteggi nel Labirinto, ci imbuchiamo alla fine in uno dei chioschetti che si incrociano lungo il tragitto per la sosta panino, accorgendoci che il cielo è diventato prepotentemente azzurro! Cogliamo al volo l'occasione per saltare sul trenino che percorre l'Itinerario degli Incanti, un ampio giro nei luoghi più suggestivi del parco, giro che si presta con gioiosa naturalezza ai nostri scatti fotografici. 
Non passano che quarantotto ore e lo scenario cambia radicalmente. Dallo spettacolo della natura...all'avanspettacolo! Martedì 8 marzo si celebra la Giornata della Donna e riprendendo le parole di Oriana Fallaci "Essere donna è così affascinante. E' un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai"Stasera ci troviamo ancora una volta all'Angolo nascosto di Novagli di Montichiari, ma non è solo una pizza tra donne, sarebbe riduttivo. Stasera ci anima uno spirito nuovo nel parlare delle donne attraverso le parole di ieri, nell'esposizione greve e quasi autoritaria di un "vademecum per signorine" anno di grazia 1831, e quelle di oggi in una chiave di lettura diversa tra ironia e modernità, sottolineando in questo modo la questione femminile intesa come processo di emancipazione sul piano dei diritti civili. 
Certamente a modo nostro, certamente con gli schizzi musicali delle Schiappers, ma assolutamente unico, sincero e genuino.