lunedì 21 novembre 2022

Salita al lago di Erdemolo (Valle dei Mocheni - Trento) - domenica 20 novembre

La salita al Lago di Erdemolo, nella suggestiva Valle dei Mocheni,  attraversa bellissimi paesaggi tra boschi, radure e zone di alpeggio, circondati da una natura incontaminata. I primi insediamenti nella vallata si datano intorno alla metà del Duecento interessando la zona del comune di Frassilongo e delle sue frazioni, così agricoltori, boscaioli, carbonai e pastori, i roncadori, vi si recavano periodicamente sfruttando l'unica risorsa economica allora esistente, il bosco e il pascolo. All'inizio del secolo successivo gli insediamenti si spostano anche nella parte alta dove vengono costruiti i primi masi in quelli che oggi sono i comuni di Fierozzo e Palù del Fersina. Dopo la scoperta dei ricchi giacimenti di rame, ferro e argento, da una occupazione prevalentemente agricola, boschiva e pastorale si incomincia ad occuparsi in modo quasi esclusivo del settore minerario. Questa nuova risorsa determinò fra il '400 e il '500 I'afflusso di altri lavoratori tedeschi dalla Boemia e dal Tirolo, che per la loro occupazione nelle miniere venivano chiamati canopi. Con il passare dei secoli le miniere si esaurirono e la gente ritornò alla primitiva attività agricola. Il limitato scambio con l'esterno da parte degli abitanti della valle ha consentito una continuità del linguaggio mòcheno ma è soprattutto con la creazione nel 1987 dell'Istituto culturale mòcheno (Bernstoler Kulturinstitut) che viene tutelato il patrimonio etnografico e culturale della vallata con particolare riguardo alle espressioni linguistiche. 
Punto di partenza dell'escursione è il comodo parcheggio (a pagamento) di Palù del Fersina, in località Frotten/Vrottn. Dal parcheggio si sale ripidamente nel bosco su sentiero 325 mentre si tralascia il 343 che conduce al rifugio Sette Selle.
Su largo sentiero si arriva nei pressi della miniera (chiusa durante la bassa stagione) e si continua in moderata pendenza attraversando il torrente Fersina, nei pressi di Maso Lenzi (mt 1675). La catena del Lagorai, che fa bella mostra di sè con una corona di cime lungo il percorso, è forse una delle zone montane del Trentino meno antropizzata e più selvaggia. Si respira a pieni polmoni il profumo delle pigne e l’odore della resina mentre inizia l'ultimo strappo in salita verso il lago di Erdemolo. Il sentiero è abbastanza ripido e metro dopo metro diventa sempre più innevato. Si ha però la fortuna di ammirare i bellissimi colori autunnali con un foliage davvero magnifico. Si raggiunge il lago di Erdemolo (mt 2014) tra i monti Pizzo Alto, Monte del Lago, Cima di Cave e Sopra Conella. Dal lago nasce il torrente Fersina, il suo unico emissario, che nei millenni ha scavato la ripida Valcava (racchiusa fra il Monte Stocher e il Monte Hoamonder), passa tutta la val dei Mocheni e, raggiunta Pergine Valsugana, devia verso Trento dove confluisce nell'Adige. 
Su una delle sue rive si trova il Rifugio Erdemolo, chiuso dal 2012. Oggi con poche persone in giro, si può veramente dire solitudine alpina allo stato puro! Il ritorno avviene sullo stesso tragitto.
Escursione da ripetere in veste primaverile con un giro ad anello verso il Rifugio Sette Selle e la fermata lungo il tragitto alla antica miniera-museo dell'Erdemolo/Gruab va Hardimbl.

PARTENZA: Palù di Fersina 
mt 1396
SEGNAVIA: 325
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 600
ALTITUDINE: mt 2014
LUNGHEZZA: km 7,5

lunedì 14 novembre 2022

La Lupa del Lagorai - domenica 13 novembre

È imponente, protesa verso il cielo, sembra di poter udire il suo ululato. La "Lupa del Lagorai", la scultura che l'artista vicentino Marco Martalar ha realizzato in località Pian della Casara, a Vetriolo Terme a 1600 metri, la più alta stazione termale d'Europa, circondata dalla catena del Lagorai e dal lago di Levico.
Terminata ai primi di settembre, dopo due mesi di intenso lavoro, l'opera rappresenta un simbolo di rinascita. Infatti tutto il legno utilizzato arriva dallo stesso territorio dell'installazione duramente colpito dalla tempesta di Vaia nell'ottobre 2018. Nonostante siano passati quattro anni i segni della tempesta sono ancora dolorosamente molto visibili e la Lupa svetta grandiosa su una collina resa brulla dalla cattiveria del vento. Nella realizzazione della sua lupa, alta ben sei metri, Martalar non ha utilizzato vernici od oli particolari che infatti rimarrà al mutare delle stagioni per poi deteriorarsi e diventare prezioso humus per le foreste, alimentando il naturale ed eterno ciclo della vita. La Lupa, così come il Drago di Lavarone e tanti altri lavori di Martalar, sono esempi della cosiddetta Land Art, corrente artistica nata negli anni '60 negli Stati Uniti d'America, caratterizzata dall'intervento diretto dell'artista sul territorio naturale, specie negli spazi incontaminati come deserti, laghi, praterie, mari. Grazie all'installazione della Lupa del Lagorai, la località di Vetriolo si è popolata.
L'associazione Amici di Vetriolo riporta un boom di presenze sin dal primo weekend di settembre con l'obiettivo di riuscire a recuperare gli spazi occupati dalle strutture ricettive del piccolo centro termale abbandonate nel corso degli anni e garantire un nuovo futuro a questo territorio.
Si raggiunge la scultura lignea con una passeggiata di circa un chilometro, su comoda strada forestale che parte dall'albergo ristorante Nif di Vetriolo. Una volta arrivate a destinazione ci ritroviamo davanti alla maestosa Lupa ma anche a contemplare la Valsugana sottostante e i due laghi di Levico e di Caldonazzo. Dopo le foto di rito si prosegue per Malga Masi lungo il sentiero europeo E5, un importante tracciato che da Pointe du Raz, nella costa dell'Atlantico della Bretagna francese, attraversa le Alpi passando per Svizzera, Germania, Austria e raggiunge l'Italia, percorso che attualmente termina a Verona per un totale di circa 3050 chilometri. I Sentieri Europei sono nati per promuovere lo scambio culturale tra i popoli attraverso l’esperienza del turismo lento e sostenibile. Ad oggi esistono 12 Sentieri Europei la cui gestione è affidata alla European Ramblers Association (ERA), l'associazione dei camminatori europei. La forestale raggiunge la malga attraversando il bosco dipinto delle mille sfumature di giallo, di rosso, di arancio e di viola dell'autunno.
Da questo punto partono i sentieri che dalla Panarotta portano alla vetta del Monte Fravort dove si trovano importanti testimonianze della Grande Guerra. Il tramonto è spettacolare mentre ritorniamo sui nostri passi...

PARTENZA:
Vetriolo (mt 1490)
SEGNAVIA: E5
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 260
ALTITUDINE: mt 1750
LUNGHEZZA: km 8

mercoledì 26 ottobre 2022

Isola d'Elba, l'isola dei tesori - (21-25 ottobre)

L'isola d'Elba è insieme all'isola del Giglio, Capraia, Montecristo, Pianosa, Gorgona e Giannutri una delle sette perle che compongono l'Arcipelago Toscano. Meta incantevole per la sua natura selvaggia e incontaminata che unisce la bellezza del mare all'entroterra montuoso. Definita in passato Piccola Trinacria per la sua conformazione geografica. Sul litorale occidentale chiamato Costa del Sole, una delle zone più frequentate dai turisti per la bellezza delle spiagge, appaiono d’improvviso come un fulmine colorato di verde e azzurro i "Tre Laghi", uno dei panorami più indimenticabili dell'Elba. Si tratta di una superba quinta prospettica, con tre specchi di mare in successione divisi da promontori che si rincorrono verdeggianti: i golfi della Biodola e del Viticcio insieme al profondo canale di Piombino. Il versante orientale dell'isola, denominato Costa che brilla, è caratterizzato dalla presenza delle ex miniere di ferro, con i colori particolari delle spiagge, bellissime e ancora poco frequentate dal turismo di massa. La storia dell'isola si rifà all'era protostorica con gli Ilvati di etnia ligure che le hanno dato il nome. Poi si susseguirono gli Etruschi e successivamente i Romani che apprezzarono molto l'isola per i suoi giacimenti di ferro e per i fanghi termali.
E l'isola è ricca di testimonianze del suo passato documentati dai tanti reperti archeologici conservati nei musei, dalle imponenti architetture militari, il medievale Castello del Volterraio, e dalle splendide residenze napoleoniche come la Palazzina dei Mulini, e di Napoleone si parla visto che dopo la rovinosa battaglia di Lipsia e a seguito del trattato di Fontainbleau del 14 aprile 1814, è costretto ad abdicare dal trono di Francia e accettare l'esilio sulla piccola isola toscana. L'arrivo dell'imperatore nelle acque di Portoferraio avviene il 3 maggio 1814 a bordo della fregata inglese "Undaunted", accolto con solennità dalle autorità locali e dagli stessi elbani consapevoli dell'eccezionalità del momento storico. Il periodo di esilio di Napoleone durerà solamente nove mesi - ripartì infatti il 26 Febbraio 1815 - ma durante la sua permanenza il sovrano si adoperò per apportare delle migliorie nell'isola. Piombino si trova nel tratto finale della Costa degli Etruschi e da sempre è una importante base marittima. Agli inizi del '800 Piombino fu assegnata da Napoleone a sua sorella Elisa Bonaparte Baciocchi che divenne così reggente del Principato di Lucca e Piombino. La principessa amava chiamarla "la mia piccola Parigi" e nel periodo del suo regno la città visse un periodo di grande splendore. Il centro, piuttosto raccolto, si visita molto bene a piedi. In attesa del traghetto (venerdì 21 ottobre) raggiungiamo il Torrione ovvero l'antica porta di ingresso alla città. Detta anche porta di Sant'Antonino, risale al Duecento ed è il monumento più antico di Piombino.
Accanto il quattrocentesco Rivellino, un'imponente costruzione semicircolare di rinforzo. Sul proseguimento ecco il Palazzo Comunale e l'adiacente Torre dell'Orologio e continuando verso il mare si arriva ad uno dei punti panoramici più belli di tutta Piombino: la terrazza di Piazza Bovio. Costruita su uno sperone roccioso la piazza è uno spettacolare balcone con vista sull'isola d'Elba e nelle giornate più limpide (ma non oggi) si riescono a scorgere anche l'isola di Montecristo, del Giglio, di Capraia e la Corsica. Alle nostre spalle il castello si trova dalla parte opposta di Piazza Bovio. Per arrivarvi saliamo lungo la strada panoramica sul mare (viale del Popolo). Il castello risale al XIII secolo, mentre la fortezza fu aggiunta nella metà del '500 per ordine di Cosimo de’ Medici. Allungandoci verso il promontorio si raggiunge il Faro della Rocchetta costruito dove un tempo sorgeva la Rocchetta di Piombino, storica fortificazione difensiva che venne demolita negli anni Venti del Novecento per lasciare posto all'attuale piazza che si apre verso il mare. Ma ora è tempo di raggiungere il porto e l'isola d'Elba si trova a soli 10 chilometri dalla costa! Intorno il mare appena mosso e i gabbiani ad accompagnarci per un bel tratto di navigazione.
Arriviamo a Portoferraio che è scesa la sera e l'isola essendo prevalentemente collinare e montuosa, ci regala, salvo rare eccezioni,delle strade che non sono esattamente dei rettilinei ma arriviamo giusto in tempo per la cena all'Ottavo, delizioso ristorantino a San Piero in Campo paesino situato sulle colline antistanti il golfo di Marina di Campo ad un'altezza di 227 metri. E’ come se fosse incastonato in un rialto granitico dello sperone sud-occidentale del Monte Capanne, la vetta più alta dell'isola. Proprio il Monte Capanne, considerato una meta del nostro viaggio, si negherà alla visione, avvolto da un fitto ammasso nuvoloso per tutti i giorni della nostra sosta. In realtà del programma iniziale manteniamo che pochi appuntamenti complici le giornate decisamente calde. Grazie alla sua posizione strategica il Volterraio è il sito più suggestivo dell'isola (sabato 22 ottobre). La fortezza svetta dai suoi 395 metri incastonata nella roccia da cui emerge come per incanto. Il luogo fu scelto dagli Etruschi per edificare la prima postazione di avvistamento ma la struttura assunse una fisionomia definitiva alla fine del  Duecento quando la Repubblica Marinara di Pisa ne decise la riqualificazione. Una fortezza imprendibile ieri, una suggestiva terrazza sull'Elba e sulle altre isole dell'Arcipelago Toscano oggi. Un panorama mozzafiato mostra il profilo della dorsale orientale dell'isola e all'orizzonte la forma esile dell'isola di Pianosa e l'austera sagoma di Montecristo. Di fronte a noi le morbide colline centrali, gli ampi golfi meridionali e l'inimitabile morfologia del golfo di Portoferraio con alle spalle il massiccio imponente del monte Capanne.
Più a destra la selvaggia isola di Capraia e, sullo sfondo, le montagne della Corsica con Capo Corso proteso verso il nord. Domenica 23 ottobre invece tagliamo a metà il famoso anello occidentale e si va a prendere una strada stretta e ripida attraverso il bosco che passa per il Monte Perone per poi scendere a Marina di Campo, ma complice una fitta nebbia e un blocco sulla strada causata da un mezzo pericolosamente in bilico sullo strapiombo, bisogna tornare  indietro spostandoci verso Marciana dove si sta svolgendo la Festa d'Autunno in piazza For di Porta e nelle piazzette adiacenti. Il territorio comunale di Marciana si distende lungo le pendici del Monte Capanne e occupa la parte nord-occidentale dell'isola d’Elba, un territorio montuoso e impervio, caratterizzato da una natura rigogliosa e incontaminata, ma che tende ad addolcirsi nel raggiungere il mare, fino ad arrivare alla piana in cui si trovano spiagge spettacolari. Si respira uno stile di vita "all'antica" dai ritmi lenti e rilassati totalmente in sintonia con la natura. E poi le spiagge: quella di Procchio una sabbia fine che traccia un arco dorato accarezzato da un mare smeraldino e limpido, specie quando soffiano i venti meridionali che rendono piatta la superficie dell'acqua. Quella di Bagnaia tutt'uno con il piccolo borgo dominato alle sue spalle dall'imponente Fortezza di Volterraio. Racchiusa tra il promontorio di Punta Pina e Punta degli Scarpellini permette di godere di una bellissima vista sul golfo di Portoferraio. E poi l'arena di Pomonte uno degli angoli isolani più selvaggi suddivisa nel raggio di un chilometro in tre piccole spiagge.
La prima è quella di Pomonte che si incontra alla fine della strada che dalla chiesa del paese conduce verso il mare. Sulla sinistra, oltrepassando un ponticello, le altre due spiagge: Relitto e Ogliera, famose perché a pochi metri dalla riva sotto all'omonimo scoglio dell'Ogliera è adagiato il relitto dell'Elviscot, un mercantile affondato negli anni '70. Quella di Sant'Andrea sulla provinciale che da Marciana porta a Marina di Campo. Dall'alto il panorama si perde visivamente sulle calette sottostanti e nei profumi della macchia mediterranea. Le isole di Capraia e la lontana Corsica fanno da cornice. Curva dopo curva, scendendo verso il mare, ci si lascia sempre più alle spalle l'Elba e si entra in una realtà di un'isola dentro l'isola: la rinomata località turistica di Sant'Andrea con il granito che fa da padrone ci lascia senza parole. La spiaggia, seppur di modeste dimensioni, è graziosa e formata da una chiara sabbia granitica lambita da un mare turchese. Le lisce rocce granitiche, chiamate dagli elbani Cote Piane, si prestano a bagni fuori stagione. E poi Porto Azzurro e la grande piazza Matteotti dove guardare il tramonto sorseggiando un drink, le proposte di  incantevoli trattorie com Cacio e vino a San Piero di Campo e su tutto questo l'odore intenso del mare e il libeccio che ci ha spesso accompagnato in questo breve viaggio.
Ritornate sulla terraferma (martedì 25 ottobre) un ultimo tocco di bellezza con la visita al complesso composto dall'Eremo o Rotonda di Montesiepi e, soprattutto, dai spettacolari resti della Grande Abbazia di San Galgano uno dei siti più suggestivi che si trovano in Italia. La Rotonda di Montesiepi fu edificata tra il 1182 ed il 1185, sopra alla capanna sulla collina ove il nobile cavaliere Galgano Guidotti, dopo aver rinunciato alla propria vita fatta di agi e di ricchezze visse il suo ultimo anno di vita. Il momento culminante della conversione avvenne nel giorno di Natale del 1180, quando Galgano, giunto sul colle di Montesiepi, infisse nel terreno la sua spada, allo scopo di trasformare l'arma in una croce, spada ora preservata da una teca trasparente. Solo nel 1220 invece venne iniziata la costruzione della vicina Abbazia. I lavori di costruzione durano fino al 1268, quando venne ufficialmente consacrata dal Vescovo di Volterra Alberto Solari. tanto che alla metà del XIII secolo l'abbazia di San Galgano era la più potente fondazione cistercense in Toscana.
Poi prima la carestia del 1328 poi la peste del 1348, che vide i monaci duramente colpiti dal morbo, portò all'arresto dello sviluppo del cenobio a cui seguì una lenta decadenza data dalla sventurata pratica della Commenda. Nel 1503 l'abbazia venne affidata al governo degli abati commendatari una scelta che accelerò la decadenza e la rovina di tutto il complesso tanto che uno di loro, alla metà del secolo, fece rimuovere per poi vendere la copertura in piombo del tetto della chiesa. A quel punto le strutture deperirono rapidamente. Infatti nel 1781 crollò quanto rimaneva delle volte e nel 1786, dopo che un fulmine lo aveva colpito, crollò anche il campanile. Tre anni dopo fu sconsacrata e da lì in poi venne usata come stalla, fino a quando nel 1926 lo Stato italiano ne riconobbe il valore culturale...e tutto questo al termine di 
un viaggio ricco di colori e di gusto.

venerdì 14 ottobre 2022

La Sicilia barocca dalla storia millenaria (8-11 ottobre)

La Sicilia è un’isola multicolore dove è tutto cangiante e dai mille volti. In effetti qui le Sicilie sono tante. Vi è la Sicilia del Carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla delle zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava e lo spiega benissimo lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino. "Perché tante Sicilie? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di trovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione”. Questa splendida isola è ricca di bellezze e la nostra breve storia ci conduce nella sua parte orientale che da Messina lungo la costa, con l’entroterra dell’Etna, raggiunge più a sud Siracusa. S
abato 8 ottobre - Il nostro itinerario on the road parte da Catania importante centro universitario. La scenografia in cui è inserita è di tutto rispetto, con l’Etna che vigila a nord e la proiezione spettacolare sul mar Ionio. Catania è la seconda città dell'isola dopo Palermo Sicilia ma non bisogna fermarsi all'apparenza. Dall'aeroporto si attraversano quartieri periferici grigi e tristi, industrie pesanti e zone portuali che è difficile apprezzare, ma quando si arriva nel cuore storico è tutta un’altra prospettiva. Il centro è un summa di magnifici edifici barocchi, di chiese monumentali, di teatri e di mercati.
Dopo esserci fermate a far colazione, che non ha nulla a che vedere col nordico cappuccino e brioche ma è un vero trionfo del dolce tra cannoli, cassate variopinte e granite, si raggiunge lo storico mercato catanese, la fera 'o luni situata tra la nota Piazza Carlo Alberto e la centralissima Piazza Stesicoro, 
e distribuita nelle viuzze circostanti. Se si chiede a un catanese cosa significa "fera 'o luni" vi risponderà che il mercato anticamente si svolgeva solo il lunedì, ma il nome potrebbe derivare dall'antica presenza di un tempio dedicato alla dea Luni, antica dea italica romana, spesso rappresentata come il complemento femminile del dio Sole. In età medievale il mercato di Catania era ubicato presso il Foro lunaris che si trovava davanti alla Chiesa della Madonna dell'Elemosina, ricostruita dopo il terremoto del 1693 e oggi nota come Chiesa della Collegiata. Spostata prima in Piazza Università, nel 1832 la fera 'o luni si stabilì definitivamente nella bellissima piazza in stile barocco, fiancheggiata dalla splendida chiesa della Madonna del Carmine e dalla chiesa di San Gaetano alle Grotte, che fanno da scenografia alle tante bancarelle che ogni giorno si accalcano e colorano l’atmosfera, inebriati dagli odori e dai colori dei vestiti ammucchiati nei banchi, accanto al vocio di chi cerca di richiamare l’attenzione dei passanti. Buttarsi nel traffico a Catania è come dire.. un bell'azzardo!
Diciamo che abbiamo ricevuto più suonate di clacson quando si stava diligentemente ferme ad un incrocio più del dovuto, rispetto a quando ci si buttava in mezzo ad una strada senza averne la precedenza. Comunque si riesce a raggiungere il centro storico catanese. Due gravissime catastrofi naturali, l'eruzione dell’Etna del 1669 e il terremoto del Val di Noto del 1693, portarono di fatto Catania nell'era moderna: lo stile barocco predominante è il risultato della sua ricostruzione. Nel passeggio tra le vie del centro si affacciano splendidi palazzi in bianco e nero, primo fra tutti Palazzo Biscari, il più importante palazzo privato catanese e preziosa testimonianza del barocco siciliano. Ecco Piazza Duomo cuore pulsante del centro storico. Situata nel punto di incontro tra Via Etnea, Via Vittorio Emanuele II e Via Garibaldi, è un crocevia d'arte, cultura e socialità. Su di essa affacciano la Cattedrale di Sant'Agata e il Palazzo degli Elefanti, ovvero il palazzo municipale, mentre al centro troneggia l'elefantino simbolo della città (u Liotru in siciliano). Arrivate alle spalle della bellissima Fontana dell'Amenano, posizionata sul lato meridionale di piazza Duomo, un brusio di voci indistinte, misto all'intenso profumo di pescato fresco, ci conduce alla Peschiera di Catania, l'antico e chiassoso mercato mattutino del pesce. La Pescheria è il luogo dove la tradizione peschiera siciliana incontra la tipica atmosfera del suq arabo. Un mix di usi e colori tipici di una città che ha conosciuto il susseguirsi di dominazioni, contaminazioni e influenze di popoli provenienti da tutto il bacino mediterraneo.
Domenica 9 ottobre 
Con i suoi 3357 metri l’Etna - dai catanesi chiamato Idda, al femminile intesa come "a muntagna" - è il vulcano attivo terrestre più alto d'Europa. Con la preparatissima guida Angela, dell'associazione Panorama Sicilia, abbiamo organizzato un bellissimo trekking per raggiungere i crateri sommitali, i coni di cenere, le colate di lava e la depressione della valle del Bove, uscendo dai sentieri più turistici, ma essendo un vulcano attivo non è stato possibile avvicinarsi al cratere principale. E sul ritorno dalla bella escursione vulcanica, passiamo prima da Milo fermandoci nella piazza principale all'ingresso del paese, uno splendido belvedere sulla costa ionica e sui comuni dell'entroterra che diradano fino al mare, dove è stata posta nell'agosto 2022 una scultura in bronzo, a grandezza naturale, raffigurante Franco Battiato e Lucio Dalla abituali frequentatori di questo piccolo centro. E mentre si presentano le prime ombre della sera si va a raggiungere Zafferana Etnea dove si festeggia l'Ottobrata Zafferanese, l’evento gastronomico più importante del Sud Italia, alla scoperta delle eccellenze della Sicilia, palcoscenico privilegiato dei piatti tipici della tradizione e delle primizie locali: miele, funghi, castagne, uva, mele. Lunedì 10 ottobre - proseguiamo il nostro viaggio nella Sicilia Sud-Orientale facendo tappa a Siracusa. Grazie alla sua posizione, con un porto naturale e l’accesso alle rotte commerciali nel Mediterraneo, Siracusa impose il suo dominio sulle altre città della Sicilia per più di cinquecento anni. Questo passato importante si riflette sui suoi monumenti, che vanno dall’epoca greca a quella romana fino a quella medievale, rinascimentale e barocca.
Cuore pulsante della città è l’isola di Ortigia, il Duomo, alcuni resti di epoca ellenistica e il Castello Maniace sulla punta. Il tutto circondato dal mare e piccole spiagge. Peccato che il meteo sia inclemente quindi ritorniamo sui nostri passi prima del previsto andando a raggiungere i borghi marinari della lava. A meno di un quarto d’ora dal centro di Catania si raggiunge la riviera dei ciclopi. Le rocce basaltiche porose color nero intenso frutto della lava dell’Etna, emergono dal mare e rendono questo uno degli scorci più iconici di tutta la Sicilia. I gabbiani utilizzano questi “isolotti di lava” come punto d’appoggio, rendendo la passeggiata sul lungo mare qualcosa di unico. I borghi che si sono sviluppati lungo le coste erano principalmente villaggi di pescatori, ma il turismo ha dato loro il giusto risalto. La prima tappa è Aci Castello: il grande castello normanno a strapiombo sul mare è il simbolo della città. Sorge su un promontorio di roccia lavica a picco sul mare blu cobalto ed inaccessibile tranne che attraverso una scalinata in muratura. Il ponte levatoio in legno che oggi non esiste più occupava parte della scalinata d'ingresso. Al centro della fortezza si trova il «donjon», la torre quadrangolare fulcro del maniero.
Rimangono poche strutture superstiti: l'accesso che conserva i resti dell'impianto del ponte levatoio, il cortile dove si trova un piccolo orto botanico, diversi ambienti, fra cui quelli dove è accolto il museo e una cappella (secondo alcuni bizantina) ed un'ampia terrazza panoramica sul golfo antistante. La seconda tappa è il borgo di Aci Trezza: qui è possibile visitare uno storico cantiere navale e ammirare le piccole barche dei pescatori. Cuore della Riviera dei Ciclopi, è il luogo dove secondo la tradizione è ambientato il IX canto dell'Odissea nel quale Ulisse si scontra con Polifemo accecandolo dopo averlo fatto ubriacare. Così facendo riesce a fuggire dalla grotta dove era stato intrappolato con i suoi compagni. Il Ciclope, cieco e infuriato, scaglia contro le navi dei greci in frettolosa fuga degli enormi massi che secondo la tradizione divennero le Isole dei Ciclopi. Martedì 11 ottobre Oggi si riparte ma non prima di raggiungere la Collegiata S. Maria dell’Elemosina, a lato della celebre via Etnea, costruita sull'antico tempio pagano di Proserpina. Rasa al suolo dal terribile terremoto del 1693, la sua ricostruzione la rese uno degli esempi di spicco del tardo barocco catanese. Tappa irrinunciabile è una delle piazze centrali di Catania: Piazza Università dove ha sede il rettorato dell’Università.
 All'interno è presente un cortile a forma di chiostro mentre nell'aula magna, affrescata da Giovan Battista Piparo, spicca alle spalle del podio accademico un arazzo con lo stemma degli Aragona.
Nella piazza circostante è possibile ammirare quattro candelabri artistici in bronzo, realizzati dagli scultori catanesi Mimì Maria Lazzaro e Domenico Tudisco nel 1957, rappresentanti quattro antiche leggende locali: Gammazita, il Paladino Uzeda, i fratelli Pii e Colapesce
. Infine si raggiunge nuovamente il 
mercato catanese di piazza Carlo Alberto fermandoci in via Pacini, ovviamente invasa dalle bancarelle, e più precisamente al Bar Termin dove si va ad apprezzare splendide grigliate di pesce cucinate al momento mentre il grido di battaglia dei contorni è soprattutto uno: melanzane e peperoni in ogni forma e ricetta, fritte, ripiene, arrostite! Ad onor di cronaca uno dei vanti del territorio è anche rappresentato dalla grande e variegata coltivazione di vitigni da cui vengono prodotti vini di qualità come il Nerello Mascalese, la Malvasia, il Carricante e il Nero d’Avola. Chiudiamo il nostro giro a Catania, prima di tornare in aeroporto, visitando Villa Bellini in onore del famoso compositore catanese, giardino costruito nel Settecento. Sul lato occidentale della villa è possibile passeggiare lungo il viale degli "Uomini illustri" tra i busti dei personaggi più famosi della storia catanese e italiana.