lunedì 24 aprile 2023

Doppio evento tra i colli piacentini e quelli padovani - domenica 23 aprile

Primo evento. Visita all'apiario di Sonia nel piacentino
Collina piacentina, un agguerrito gruppo di marmotte, bel tempo sereno e tante casette colorate piene di animaletti ronzanti: le nostre amiche api. Così è stata la bella giornata passata a esplorare un apiario con l'esperta apicultrice Sonia assieme a Romina e ad altre volonterose ragazze che hanno reso l'iniziativa simpatica, allegra, interessante e anche divertente. Siamo state bardate di "scafandri" gialli da apicultori e avvertite su come comportarci per non disturbare troppo le operose bestioline volanti. Alla fine non c'è stata una sola puntura e solo qualche ape particolarmente affezionata a qualche partecipante senza farle alcun danno. Sonia ha raccontato tutto sulle api e la loro straordinaria organizzazione in una società dove ognuna ha un suo compito assegnato e lo svolge in modo coscienzioso anche se un operaia muore dopo pochi mesi mentre la regina dopo cinque anni. Ogni arnia colorata (con i soli cinque colori che vedono le api) può contenere circa ventimila api e i loro spostamenti sono rigorosamente condotti dalla regina. La regina si accoppia con tanti fuchi maschi per aria a un chilometro da terra...un modo di riproduzione sorprendente e in effetti un poco scomodo...Il risultato finale per noi umani è il dolce miele, la cera e la pappa reale risultante degli acquisti delle marmotte dalla nostra brava apicultrice Sonia. La visita è stata completata da una bella tavolata ad un vicino agriturismo dove proponevano frutta e verdura prodotti in loco tra cui ottime fragole e asparagi. E alla fine chiacchierate, risate e voglia di rivedersi presto per i prossimi eventi delle marmotte.

(Giulia)

Secondo evento...E in contemporanea nel padovano...
Il Castello di San Pelagio si trova nel comune di Due Carrare, terra d'origine della celebre famiglia dei Carraresi, signori di Padova dal 1318 al 1405. Dell'antico castello medievale è rimasta intatta solo la caratteristica torre merlata mentre la parte abitativa è stata riadattata a villa attorno al 1775 dai conti Zaborra, che ancora oggi ne sono i proprietari. L'entrata al maniero si apre sullo splendido giardino di rappresentanza dove gloriosi aeroplani si ammirano tra meravigliosi roseti inglesi, e il bellissimo parco ospita alberi secolari. Nei piani nobili del castello è stato allestito il Museo dell'aria che conserva numerosissimi cimeli della storia del volo umano. La sezione più importante è dedicata a Gabriele D'Annunzio, poiché il castello fu sede della trasvolata del 9 agosto 1918 compiuta da otto Ansaldo S.V.A. dell'87ª squadriglia aeroplani battezzata "La Serenissima", ideata da D'Annunzio, con la quale vennero lanciati nel cielo di Vienna migliaia di manifestini tricolori con cui provocatoriamente si esortavano gli austriaci a mettere fine alla guerra.
 Il percorso di visita include l'ingresso nelle quattro stanze in cui D'Annunzio soggiornò per circa un anno, in cui sono esposte le divise militari e molti oggetti a lui appartenuti, una ricca documentazione fotografica e gli aerei della sua squadriglia. All'interno tracce di affreschi, arredi, oggetti personali, divise, ricordi dannunziani, mobilio antico e suppellettili d'epoca. Negli ex fienili bellissimi modelli di aerei raccontano di gesta eroiche come la prima trasvolata atlantica di Lindbergh, le imprese transoceaniche di Italo Balbo, le rotte dei grandi dirigibili Zeppellin, le gare di velocita', i servizi aeropostali. Infine, nelle antiche cantine, si raggiunge l'ultima sezione dedicata allo sviluppo dell'aviazione sino alla conquista dello spazio. Dopo la interessante visita guidata il percorso continua nel bellissimo parco che ospita alberi secolari e successivamente nel labirinto del Minotauro. Il percorso naturalistico si snoda fra laghetti di ninfee, sul lungo carpineto che va ad incrociare il secondo labirinto del "Forse che sì forse che no", un percorso che conduce ad un centro disseminato di specchi per richiamare il concetto di "doppio", per poi terminare  quasi avvolte in un'aurea di favola.

(Maddalena) 

La mostra Frida Kahlo e Diego Rivera al Centro Culturale San Gaetano di Padova fa
rivivere la tormentata relazione tra i due grandi artisti. Le opere provengono dall'importante collezione privata di Jacques e Natasha Gelman. Una esposizione iconografica, vibrante di immagini e colori, pulsante dell’energia dei due artisti. Perché cosi tanta gente è affascinata dalla vita e dalle opere di Frida Kahlo? Nota soprattutto per gli straordinari autoritratti in cui la composizione ed i colori raccontano non solo la sua storia, ma anche la condizione femminile e la cultura indigena della sua terra, il Messico, soleva dire "Dipingo autoritratti perché sono la persona che conosco meglio". Sono esposte ben 23 opere di Frida Kahlo e nove di Diego Rivera, fotografie e coloratissimi abiti della tradizione tehuantepec che Frida tanto amava indossare. Opposti in molto, ma uniti dall'amore per l'arte, per la rivoluzione e per la causa comunista. Lui, l'elefante - come lo chiamava Frida - enorme nel corpo e nel talento artistico, muralista, amante degli spazi grandi, delle grandi cause, delle battaglie epiche.
Lei minuta, gracile, la colomba, che lavorava nel suo studio sui suoi autoritratti. L’arte di Frida è un'arte incarnata, fisica, nel corpo e del corpo, forse per la sofferenza che aveva conosciuto sin da bambina prima per la poliomielite e poi a causa di un incidente stradale che la segnò per il resto della sua esistenza.


(Paola)

lunedì 17 aprile 2023

Trekking al Rifugio Resegone nella selvaggia Valle Imagna (Bergamo) - domenica 16 aprile

Raggiungiamo un piccolo slargo boschivo, a circa due chilometri e mezzo dal paese di Brumano in direzione di Fuipiano Imagna, dove lasciamo l'automezzo nei pressi di una stanga sulla comoda forestale (sentiero Cai 578) prima pianeggiante che man mano diventa più ripida, attraverso boschi di faggio in fuga verso l'alto e pascoli sulle pendici della montagna, superando vallette e poi alcuni casolari. Superata una baita diroccata alla nostra sinistra, lasciamo la tranquilla mulattiera per inerpicarci sul sentiero che sale al passo della Costa del Palio, dorsale orientale del Resegone che si sviluppa dal passo del Palio (a ovest) alla vetta del Monte Cucco (ad est) con quote comprese fra 1100 e 1500 metri. La Costa del Palio divide la Val Taleggio posta a nord, con i pascoli più vasti del lecchese, dalla Valle Imagna a sud tra magnifici boschi di abete rosso, pino nero e larice. Al passo tira un forte vento ma la vista è di una bellezza incredibile, la cornice è quella delle Orobie più belle. Teniamo la sinistra (sentiero Cai 571) in forte salita per circa trecento metri dove troviamo un'opera d'arte compresa nel circuito del Sentieri Creativi della Lombardia: si tratta della Porta del Palio, la famosa porta in legno a due ante con tanto di buca delle lettere che si apre verso l'infinito (mt 1360) e che offre una spettacolare vista sul Resegone dove l'enorme croce di vetta appare vicinissima. Dopo le foto di rito si va a raggiungere rapidamente la Bocchetta del Palio (mt 1389), successivamente la strada pastorale sulla destra che scende passando accanto all'abbandonato rifugio Tironi Consoli, ed infine andiamo ad imboccare la strada forestale che conduce al rifugio Resegone. Nel fitto bosco di faggi raggiungiamo l'intersezione con il sentiero Cai 587 che sale al Rifugio Azzoni ed in vetta al monte Resegone che dall'alto dei suoi 1875 metri sovrasta maestoso la Valle Imagna, mentre noi procediamo in lievi saliscendi verso il rifugio raggiunto dopo circa un chilometro e mezzo. Il Rifugio Resegone rappresenta una tappa fondamentale per tutti gli appassionati di escursionismo in uno dei luoghi più suggestivi della Lombardia. Il Cai ha ampliato e sistemato una vecchia baita a 1265 metri di altitudine, in località Croci-Pradospino, nel territorio comunale di Brumano, inaugurato nel settembre 2013. Doverosa la sosta per il pranzo - obbligatoria la prenotazione se si vuole trovare posto - un vero trionfo di polenta, carne, formaggi, salumi e ottimo vino. Lasciato il rifugio si riprende il percorso boschivo che scende a destra, saltiamo una traccia mal segnalata che sale
a sinistra verso il Passo del Palio, uscendo invece in prati adibiti a pascolo in prossimità di Brumano, risalendoli infine per raggiungere il punto di partenza.

PARTENZA: stanga via Resegone (mt 1135)
SEGNAVIA: Cai 578 - 571 - 587
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 255
ALTITUDINE: mt 1390
LUNGHEZZA: km 9


martedì 4 aprile 2023

I suggestivi Colli Euganei - (1-2 aprile)

Canali, paludi, boschi, colline e campi coltivati, castelli, borghi medievali, vigneti e prodotti tipici tutto questo rappresenta il Parco Regionale dei Colli Euganei, zona protetta che include le colline più alte della Pianura Padana, di origine vulcanica e comprese nella provincia di Padova. La sua genesi vulcanica e il paesaggio suggestivo dell'insieme delle colline sono visibili da numerosi punti panoramici: dal Pianoro del Mottolone ad Arquà Petrarca, dalla Busa dei briganti sul Monte Cinto, dal Salto della Volpe sul Monte della Madonna e dal Sasso delle Eriche sul Monte Grande, per citarne alcuni. La flora di queste dolci montagnole è caratterizzata da una sorprendente varietà di specie dovuta alla varietà dei suoli, alle vicende climatiche glaciali e post-glaciali e alla forma conica dei rilievi che permettono, a brevissima distanza, la formazione di contrapposte situazioni microtermiche. Nei versanti esposti a nord si attraversano boschi di castagni che proteggono faggi, mirtilli, lamponi, fragole, more, maggiociondoli, il giglio martagone. Nei versanti esposti a sud sono diffuse le orchidee spontanee. Dove affiora la scura roccia vulcanica e il clima è più arido abbondano i lecci e l'erica arborea. E se si segue l'itinerario della Strada del Vino si possono trovare una infinità di cantine dove il vitigno Merlot è senza dubbio il più amato e diffuso.

SABATO 1 APRILE
Oggi ci troviamo a Monselice per il Percorso delle Sette Chiese suggestivo e facile cammino votivo, costellato da sei cappelline che si susseguono lungo la "via sacra" che sale fino al piazzale di Villa Duodo, dove si erge l'ultima Chiesa intitolata a San Giorgio, la maggiore delle sette. La passeggiata parte dal murales che lo street artist Tony Gallo. Da questo punto è impossibile distogliere gli occhi dall'imponente Mastio Federiciano, complesso fortificato edificato nel 1239 da Federico II per difendersi dal marchese guelfo Azzo VII d’Este e che giocò in seguito un ruolo fondamentale in una delle pagine più leggendarie della storia veneta quando nel 1509 la funzione difensiva del colle si rese necessaria per respingere l’attacco della Lega di Cambrai contro la Serenissima. Giunti in piazza Mazzini si prosegue lungo la Torre Civica e l'Antiquarium Longobardo, una piccola necropoli longobarda databile nella prima metà del VII secolo. Salendo verso destra, si è avvolti da uno splendido selciato medievale che ci porta alla suggestiva entrata del Castello Cini dove è d'obbligo una visita. A partire dal 1405 il complesso monselicense viene acquistato dalla famiglia veneziana dei Marcello che intraprende la costruzione di Cà Marcello, palazzo di collegamento fra le preesistenti
strutture procedendo poi all'ampliamento delle sale intermedie della Torre Ezzeliniana per ricavarne una dimora estiva, utilizzata ininterrottamente fino agli inizi dell'Ottocento. I nobili veneziani ingentiliscono il complesso costruendo, sulla spianata antistante la Torre, la Biblioteca (XVI secolo) e ristrutturando il Cortile Veneziano (XVII secolo) con l'aggiunta nel corso del Settecento della cappella privata di famiglia. La caduta della Repubblica di Venezia, alla fine del diciottesimo secolo, segna un lento ma progressivo declino dell'antico maniero. Il colpo di grazia viene inferto dal Regio Esercito Italiano che durante la Prima Guerra Mondiale usa il Castello per scopi militari, abbandonandolo nel 1919 interamente saccheggiato di tutti i suoi tesori. Nel 1935 la proprietà passa per via ereditaria al Conte Vittorio Cini, che intraprende un'accurata ricerca d'oggetti d'arredamento e di armi ricreando l'antica atmosfera medievale. Le sale interne sono caratterizzate dalla presenza di monumentali camini "a torre", unici in Italia per forma e funzionalità, fatti costruire dalla signoria padovana dei Da Carrara nel corso del Trecento. Uscite dal castello si prosegue lungo le mura di Villa Nani Mocenigo, con i suoi simpatici nani, allusione al nome della famiglia patrizia veneziana che la edificò, mura ricoperte dalla verde pianta di cappero, uno dei prodotti tipici di Monselice. La salita ci porta alla Pieve di Santa Giustina, chiesa in stile romanico, dove è possibile ammirare opere d'arte tra cui il Polittico di Santa Giustina e la tavola con la Madonna dell'Umiltà attribuita ad Antonio da Verona (l'originale è custodita nel tesoro del Duomo). Superata la chiesa si arriva nella Rotonda Panoramica da cui si gode di una bellissima visuale sulle valli circostanti, e quindi alla Porta dei Leoni da cui si accede alla Salita del Santuario delle Sette Chiese, un percorso sacro eretto per volontà di Pietro Duodo, a capo dell'allora potente famiglia veneziana, composto da sei cappelle ed il Santuario di San Giorgio che rappresentano le Sette Chiese di Roma. Per privilegio concesso con bolla papale nel 1605, a chi compie questo cammino, viene concessa ancora oggi l'indulgenza plenaria. Il percorso termina con la meravigliosa Villa Duodo, eretta su progetto di Vincenzo Scamozzi, che si apre sulla monumentale scalinata in pietra costruita ad anfiteatro e il Santuario di San Giorgio. Da qui si torna alla centrale piazza Mazzini dove ci aspetta un buon aperitivo.

DOMENICA 2 APRILE
I tranquilli sentieri del Monte Fasolo e del Monte Rusta regalano splendide vedute sui Colli Euganei e sulla pianura veneta. Punto di partenza è il capitello di Sant'Antonio alla sommità della strada proveniente dall'abitato di Faedo (via Giarin) che conduce più avanti alla Fattoria Enoteca Fasolo. Si lasciano gli automezzi nel piccolo parcheggio adiacente al capitello e si imbocca il sentiero 12. Il sentiero, oltrepassata la fattoria, si immerge nel bosco e si cammina in pianeggiante fino ad incontrare il Grande Faggio. Da qui si prosegue sempre dritto raggiungendo il bivio con il sentiero 3 verso il monte Rusta. Dopo aver imboccato il bivio a sinistra, si affronta un sentiero caratterizzato da una forte solcatura e da una pendenza del 15-20%. Percorrendo i quattrocento metri del sentiero con uno strappo breve ma deciso si giungerà in vetta (mt 396). Nella boscosa cima del Monte Rusta non è possibile godere di un ampio panorama a causa della folta vegetazione tuttavia si possono trovare alcune macerie del castello medievale e sempre sulla sua sommità un monumento religioso che vige in cattive condizioni, raffigurante un Cristo benedicente, dedicato ai caduti e dispersi della Campagna di Russia del secondo conflitto mondiale e realizzato nel 1973 da Giovanni Zabai. Scendendo sul fronte opposto si completa il periplo del monte passando per bellissimi vigneti, poi si svolta a destra seguendo le indicazioni per Villa Beatrice d'Este. Il sentiero diventa via via più stretto, si raggiunge una sbarra che dà su una stradina bianca e andiamo a raggiungere l'Agriturismo Le Volpi per assaggiare alcuni loro prodotti vinicoli. Ripreso lo sterrato raggiungiamo nuovamente il bivio del sentiero 12 del Monte Fasolo. Nelle vicinanze dell'enoteca, ora brulicante di persone, scorgiamo sulla sinistra il profilo di una chiesetta: l'Oratorio di San Gaetano. In questo luogo suggestivo si immerge la piccola costruzione bianca protetta dai cipressi che ne circondano la corte. L'oratorio venne edificato nel 1669 e dedicato a San Gaetano, santo di origini vicentine nato nel 1480. Da questa altura la splendida prospettiva verso Monselice, Este e Montagnana. Poche centinaia di metri e raggiungiamo il parcheggio.