venerdì 7 gennaio 2022

"Tra calli e bacari a Venezia" - giovedì 6 gennaio


Il bacaro è una caratteristica osteria dove si può bere un'ombra di vino accompagnati dai cicchetti ovvero gli stuzzichini. Sparsi per i vari sestieri di Venezia sono caratterizzati da un arredamento rustico dove tavoli di legno, botti, soffitti adornati con pentolame, strumenti di navigazione, gondole si riallacciano alla tradizione veneziana. Secondo la leggenda è stato un gondoliere a coniare il termine quando assaggiando un nuovo vino esclamò “xe proprio un vin de bàcaro”, cioè un vino perfetto per far festa. Il "Tour dei bacari" è sinonimo di due cose fondamentali: bere buon vino (i Rossi: malbech, raboso, cabernet franc, refosco, merlot, bardolino e i Bianchi: malvasia, pinot grigio, ribolla gialla, friulano, soave, gewürztraminer) e mangiare gustosi cicchetti (sarde in saor, baccalà mantecato su crostini di polenta, polpettine, fondi di carciofo, mozzarelle in carrozza, pesce fritto, seppioline grigliate, alici marinate, insalata di pesce, folpetti o moscardini). 
Eccoci arrivate a Venezia! La temperatura è bassa ma un timido sole ci accoglie all'uscita della stazione ferroviaria di Santa Lucia. Attraversato il Ponte degli Scalzi, la nostra guida Rosa ci conduce sulle Fondamenta dei Tolentini, seguendo per un bel tratto il placido Rio de la Cazziola e de Cà Rizzi. Raggiungiamo la seicentesca Chiesa di San Pantaleone, e dopo aver varcato la soglia e alzato lo sguardo in direzione del soffitto, si apre improvviso uno scenario imponente dove la struttura reale della chiesa si prolunga nelle architetture dipinte creando un'illusione visiva assolutamente unica: quello che può apparire come un meraviglioso affresco è in realtà un dipinto mastodontico eseguito ad olio su tela (quaranta tele unite fra loro), una sbalorditiva opera di sorprendente abilità considerata la più grande al mondo.
Il dipinto presenta il "Martirio e la Gloria di San Pantaleone" opera del maestro veneziano Giovanni Antonio Fumiani, pittore specializzato nella realizzazione di scenografie teatrali, che la realizzò tra il 1680 e il 1704. Superato il Rio Cà Foscari ci fermiamo al Bakarò di Campo Santa Margherita, per un primo felice approccio con questa caratteristica "filosofia" veneziana. Ripreso il girovagare tra i caratteristici calli ecco il Ponte dei Pugni, ponte legato ad un'antica tradizione da secoli abbandonata. Infatti gli abitanti di due fazioni avverse, i Castellani di San Pietro di Castello e i Nicolotti di San Nicolò dei Mendicoli, si scontravano a "pugni" sulla parte superiore del ponte per definire le loro contese. Da qui si raggiunge la Chiesa di San Barnaba, riconvertita a spazio espositivo delle macchine di Leonardo Da Vinci e, continuando lungo i calli oltre il ponte sul rio Trovaso, al numero 992 di Dorsoduro si propone un altro famoso bacaro veneziano: le Cantine del Vino già Schiavi oggetto di molti riconoscimenti per la loro creatività e qualità. Sulla riva opposta lo storico Squero di San Trovaso che risale al Seicento ed è uno dei più antichi di Venezia. Nello squero (ossia cantiere dalla parola squara che indica l'attrezzo adoperato per costruire le imbarcazioni) si costruivano e riparavano le imbarcazioni di dimensioni contenute come gondole, pupparini, sandoli, s'ciopóni. È uno dei pochissimi squeri ancora in funzione a Venezia, anche se oggi vi vengono riparate soltanto gondole. Raggiungiamo le Zattere con una splendida veduta sulla laguna, di fronte la Giudecca con la cupola del Santissimo Redentore in bella mostra.
E a questo punto si decide all'unanimità di fare un giro in gondola e nemmeno il freddo invernale sembra preoccuparci! Tornate sulla terraferma si raggiunge il Ponte dell'Accademia, il più meridionale dei quattro ponti di Venezia che attraversano il Canal Grande. Per trecento anni il Ponte di Rialto era stato l'unico punto di attraversamento pedonale sul canale principale quindi a metà dell'Ottocento si sentì l'esigenza di due ulteriori attraversamenti, uno in corrispondenza della nuova stazione ferroviaria e l'altro verso sud, all'estremità opposta del canale. Il nuovo ponte non venne apprezzato dai veneziani per lo stile "industriale" che strideva nel contesto dell'architettura cittadina e comunque da subito si palesarono problemi strutturali. Nella lunga attesa di un nuovo sovrappasso ne venne costruito uno provvisorio in legno progettato da Eugenio Miozzi e aperto al pubblico il 15 febbraio 1933, ponte mai più sostituito. Si continua per calli e rii, superiamo la settecentesca Chiesa di San Vidal raggiungendo l'adiacente Campo Santo Stefano e l'Osteria Ethnos con i suoi ottimi cicchetti consumati sotto un tiepido sole. Raggiunta Calle del Spezier ci si sofferma incuriosite dalla monumentale scultura in resina posta davanti al Bel-Air Fine Art San Marco, mostra di arte contemporanea con sedi prestigiose in tutto il mondo.
Si continua lungo Calle Zaguri e mantenendo la stessa direzione raggiungiamo lo splendido barocco della Chiesa di Santa Maria del Giglio. Procedendo oltre Calle delle Ostreghe si raggiungono i Giardini Reali e, finalmente, la celeberrima Piazza San Marco, cuore della città lagunare e luogo simbolo di Venezia. Il tour, dopo una gustosa sosta in osteria, ci riporta alla stazione ferroviaria. 
Chiudiamo con una frase di Charles Dickens che riassume il nostro pensiero: "Non mi è mai successo prima di aver paura di descrivere quanto mi è capitato di vedere. Ma nel dirti che cos'è Venezia, ebbene, sento che mi è impossibile".

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