martedì 27 luglio 2021

Il Rifugio Bargetana e l'appennino emiliano (23-24-25 luglio)

Venerdì 23 luglio
- Si parte per l'Appennino emiliano esattamente da località Case di Civago nel comune di Villa Minozzo (RE) dove si parcheggia il proprio automezzo, e con zaino in spalla e bastoncini eccoci in salita sulla vecchia mulattiera (Cai 605) lungo il fianco della montagna immerso nel bosco. Sul fondovalle scorre incassato il Dolo. La forte salita era stata selciata per mantenere saldo il fondo durante il continuo passaggio di muli e armenti. Solo dopo il Quindicesimo secolo con la pacificazione dovuta al dominio estense, con il sorgere di un villaggio sul Dolo attorno al sito dell'antico Hospitale, si rese più solida la mulattiera che lo collegava alla valle, mantenuta e migliorata fino all'abbandono definitivo a metà degli anni '60. Il successivo passaggio di ruspe e trattori ha distrutto quasi completamente il selciato, che resiste solo in pochi tratti. Il nostro percorso giunge all'incrocio con il sentiero 631 verso Ponte Rio Lama e Lama Lite, noi continuiamo sul 605 seguendo il corso del torrente Dolo, lo si attraversa per trovare poco dopo una piccola deviazione verso il rifugio San Leonardo (mt 1240), il Ca' dal Pret, aperto solitamente nei fine settimana. Posto sull'antica via medievale romea per le Forbici, esistente prima del 1191fu scelto perché in condizioni favorevoli da più punti di vista: dista poco più di mezz’ora di cammino dal passo, controlla visivamente tutta l’alta valle, il guado del torrente Dolo in quel punto è agevole, esiste una sorgente, ci sono buone condizioni morfologiche e offre una buona esposizione solare per l’attività agricola. Quel luogo rappresentava, probabilmente, l’ultimo approdo sicuro prima di superare la parte più erta e difficile del valicamento appenninico, pericolosa per il ghiaccio, la neve, le belve, soprattutto in inverno assieme al gemello Santa Maria della Buita sul versante garfagnino delle Forbici. 
Nel 1849 il prete di Civago don Antonio Rossi si fece poi donare casa e terra
, in memoria della storia millenaria dell'hospitale, dall'ultimo duca Francesco V d'Este. Dopo decenni di abbandono il recupero da parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano gli ha dato nuova vita come rifugio. Ritornate sul sentiero originario dopo alcuni minuti di salita il 605 si stacca per risalire verso il monte, mentre la mulattiera continua con il 681 verso il Passo delle Forbici. Sul prosieguo della nostra passeggiata si raggiunge una grande vasca in pietra da cui sgorga freschissima acqua sorgiva. Risaliamo alla successiva passerella di legno sul torrente. Da questo punto il sentiero trova una diramazione con altri percorsi, noi ovviamente continuiamo a salire con i polpacci ben tirati. Pochi gli escursionisti in movimento - è venerdì - e il silenzioso cammino è rotto solo dalle nostre voci. Un altro ponticello e, preceduto da un portale realizzato con un intreccio di tre pali, ecco il rifugio Segheria dell'Abetina Reale (mt 1410) un bellissimo complesso di case in sasso all'interno di una conca dove sostiamo un attimo. La lunga storia della segheria coincide con quella dell'intera Abetina Reale che i duchi d'Este per quattro lunghi secoli. Dopo l'alienazione a privati fatta dai Savoia, i vari proprietari che si succedettero riattivarono la segheria idraulica e costruirono una prima teleferica per il trasporto dei grossi tronchi, che arrivava attraverso il Passo delle Forbici in Toscana dove si commerciava il legname. Per la paleria minuta si ricorreva alla fluitazione sul Dolo. Nel 1925 la SIR (Società Italiana Rimboschimenti) iniziò una vasta opera di rimboschimento rendendo camionabile la strada delle Forbici e mettendo così in disuso la teleferica. Nel 1939 la Società si sciolse e la proprietà fu acquisita da un ex socio, Orlando Armenti, che poi la vendette alla Regione Emilia Romagna nel 1977 trasformandola in rifugio. Lasciamo l'Abetina Reale risalendo la strada forestale a monte del piazzale imboccandola a destra dietro il rifugioDa questo punto i sentieri biforcano, da un lato il 605 si arrampica sino al Rifugio Battisti, il 681 verso il Passo Volpe e quello che imbocchiamo, il 633, porta sino al Rifugio Bargetana dopo sosteremo per la notte.
Il percorso si eleva seccamente sempre nella faggeta, una volta finita la selva boschiva, alle Fontanacce (mt 1669) in cima ad un gradone morenico ci sorprende una conca di origine glaciale, la Valle dei Porci, dominata dalla parete est del Monte Prado. A sinistra si innalza il Sassofratto, a destra il più erboso Monte Cipolla, mentre una splendida fioritura riveste i fianchi della valle. E proprio il cinghiale dominatore di questa conca, chiamato allora Porco Cengiaro, diede nome alla vallata. L'ultimo strappo in salita, poi tagliamo la depressione a mezza costa su quota 1720 metri superando una piccola vena d'acqua stagionale e numerose microfrane dovute al peso dell'innevamento primaverile, si raggiunge l'incrocio con il passo Lama Lite (mt 1773). Anticamente denominata Lama dei Caprai, questa sella era importantissima per l'economia dell'allevamento ovino probabilmente praticato fin dalle genti liguri. Da una mappa del quindicesimo secolo pare che qui vi fosse una postazione di guardia, detta "guaita Fazolis" (Alpe Fazola o Faggiola" era denominato il massiccio del Monte Prado). Era forse giustificata dall'importanza degli alpeggi e trovandosi sul confine tra i pascoli assegnati a Soraggio in Garfagnana, a Gazzano in val Dolo e ad Asta in val Secchiello, la sella fu chiamata poi comunemente Lama della Lite proprio per le secolari contese di confine. La segnaletica indica la comoda forestale alla volta del rifugio. Il Rifugio Bargetana (mt 1740) è situato nell'alta Val d'Ozola, ai piedi del monte Prado e affacciato sull'immobile e severo monte Cusna. Ci arriviamo mentre il sole inizia a declinare all'orizzonte. Il tempo di una fresca birra, una doccia veloce e ci concediamo una ottima cena. Le temperature a queste altezze ci fanno dimenticare incredibilmente l'afa della pianura padana lasciata alla partenza.
Sabato 24 luglio - La colazione semplice ma abbondante ci riempe d'allegria e vorremmo trattenerci ancora ma niente ciance, recuperiamo gli zaini, salutiamo i padroni di casa e si riparte risalendo il tracciato che porta al lago di Bergetana (mt 1770) . All'interno dello spettacolare anfiteatro di origine glaciale del monte Prado ecco il piccolo specchio d’acqua aprirsi con i suoi meravigliosi colori smeraldini. Ritornate al passo di Lama Lite prendiamo la variante invernale, il sentiero 605C, che rimane per un bel tratto in cresta tra meravigliosi prati e rododendri, poi si inizia a scendere con decisione all'interno del bosco incrociando numerosi escursionisti diretti ai rifugi e si raggiunge di buon passo l'Abetina Reale per una tranquilla sosta. Al bivio successivo si ritorna sul 605 percorrendo a ritroso il tragitto del giorno prima con le gambe che reclamano ma l'animo leggero. Il tempo di riprendere fiato e siamo già in direzione dell'Alta Valle Secchia dove abbiamo scoperto a Busana un gioiellino dove fermarci: "La Corte della Maddalena". Anche in questo piccolo centro il silenzio regna sovrano, sulla provinciale ci attraversano giovani cinghiali, in alto qualche rapace domina il cielo e nelle ore notturne avvistiamo un tasso in cerca di cibo. Domenica 25 luglio - La compagnia si allarga ritrovandoci a Lago Calamone, detto anche lago del Ventasso che dall'alto dei suoi 1727 metri sorveglia indolente l'agitarsi umano. E' solo l'occasione di un giro perimetrale del lago, tante chiacchiere, un veloce picnic prima di scappare nel momento in cui inizia ad impazzare la marea turistica...
(fonti: www.parcoappennini.it)


PARTENZA: Case di Civago 
(mt 1046)
SEGNAVIA: 605-605C-633
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 727
ALTITUDINE: mt 1773
LUNGHEZZA: km 21

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