martedì 21 luglio 2020

Il monte Censo (lago di Idro) - domenica 19 luglio

Il monte Censo (mt 1012) è la cima il cui costone orientale che cade sul lago sostiene le fortificazioni della Rocca d'Anfo, struttura militare fortificata costruita nel quindicesimo secolo dai veneziani. Il progetto fu affidato al conte ingegnere militare Gian Francesco Martinengo, che completò l'edificio nel 1490, ampliata da Napoleone a difesa della Repubblica Cisalpina nei primi anni dell'Ottocento perdendo poi il suo ruolo strategico nel 1918 con l'annessione del Trentino al Regno d'Italia. L’escursione ha inizio dalla chiesetta di S. Petronilla (mt 524) che raggiungiamo da Anfo prendendo la strada che sale verso Passo Maniva. Dallo spiazzo della chiesetta un cartello usurato dal tempo ma ben individuabile definisce l'inizio dell'itinerario come sentiero Cai 433. Il marcato sentiero presenta brevi varianti, dovute alla presenza dei mountain bikers, fra roverelle, càrpini ed ornielli, si alza ripidamente con una continua serie di tornanti sino a raggiungere un affilato sperone (mt 730) che scavalchiamo affacciandoci alla Valle Fontana Fredda e alla vallata percorsa dal Torrente Re, sbarrata in alto dalle dentellate Corne di Meghé. Ci si riporta sulla dorsale che si affaccia sul lago di Idro, punteggiato da tantissime vele e dopo un lungo traverso siamo ad un crestone dal quale, con una breve deviazione a destra, si riesce a vedere sotto di noi la Rocca d'Anfo ed in particolare la torre della Lunetta.
Una selletta interrompe il costone meridionale del Censo trovandoci ad un bivio e lasciato a sinistra il sentiero per la Cuca Chetòi, ci alziamo sul tracciato di destra che passa vicino al bivacco degli alpini eretto sui ruderi di un casottino. La costruzione, sempre aperta agli escursionisti, anticipa di poco la grande croce metallica posta sulla cima. La posizione geografica del monte Censo giustifica l’importanza strategica di questa cima, ne danno testimonianza i vari manufatti bellici e la citata Rocca d’Anfo. Dalla cima ci è infatti consentito di godere della vista spettacolare sulla quasi totalità dell'Eridio col vasto Pian d'Oneda, Bondone, i villaggi di Vesta e Vantone, le frazioni Crone e Lemprato, Anfo; da sud-ovest verso nord, il Monte Paghera, la Corna Zeno, la Cima Meghé, il Forte dell'Ora, la Cima Breda che degrada con la lunga cresta verso il Monte Suello; più lontano emerge il tozzo Monte Carena che sovrasta Bagolino e che continua con la lunga dorsale del Monte Telegrafo-Cornelle-Brealone; sulla sponda opposta del lago, da nord a sud, la Cima Spessa, i monti Cingla, Stino e Manòs. Scendendo dalla cima si continua sul segnavia 433 per Forte Cima Ora-Baremone, lungo le pendici occidentali della montagna e transitando nei pressi di una postazione di caccia. Passiamo poco sotto la Cima Cereto Chetòi, per sbucare poi sulla strada di Baremone. Camminando in discesa sull'asfalto, passiamo un tornante e con lungo diagonale raggiungiamo il fondo della Valle Fontana Fredda, da qui superato il ponte sul canale troviamo subito a sinistra l'imbocco di una mulattiera selciata che si abbassa a Fienile Sosea,
l'imbocco non è segnalato ma è molto visibile il fienile, ignoriamo una deviazione a sinistra raggiungendo in discesa il greto del torrente. Ora su una sponda, ora sull'altra, ecco la vecchia mulattiera in località Follo che va poi ad incrociare la strada asfaltata che dopo una serie di tornanti ci riporta a Santa Petronilla.
PARTENZA: chiesa Santa Petronilla 
(mt 524)
SEGNAVIA: Cai 433-434-435
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 490
ALTITUDINE: mt 1012
LUNGHEZZA: km 7,5 

martedì 14 luglio 2020

Lo splendore della Val di Fumo (TN) - domenica 12 luglio

Grazie alla sua natura rigogliosa e selvaggia la Val di Fumo, nel cuore del Parco Adamello-Brenta, è da considerarsi fra le più belle vallate dell’arco alpino. A coronarla le vedrette del grande ghiacciaio della Lobbia (Val Genova), che danno vita al fiume Chiese. Su uno sperone roccioso a 1997 metri si trova il Rifugio Val di Fumo, inaugurato nel 1960 in posizione più sicura dove prima esisteva la piccola capanna delle Levade. Dal rifugio partono le ascensioni al Carè Alto, le traversate sui ghiacciai delle Lobbie e dell’Adamello. Verso meridione l'occhio spazia invece oltre la diga di malga Bissina, per poi perdersi sulle pendici del Monte Re di Castello e dei versanti boscosi sopra malga Boazzo e la Valle di Daone. Verso nord lo sguardo è attirato dalla tipica forma a U che racconta le origini glaciali della vallata. È delimitata verso est dalle cime del Carè Alto (Crozzon di Lares, Corno di Cavento, Denti del Folletto, Carè Alto, Cop di Casa, Cop di Breguzzo e Cima Valbona) e verso ovest dal crinale di confine trento-lombardo dal Monte Fumo. La grande diga di Malga Bissina (mt 1790), entrata in funzione nel 1958, ha profondamente ridisegnato il paesaggio circostante costituendo uno dei maggiori esempi di sfruttamento idroelettrico montano. In un'area geograficamente limitata si contano infatti ben quattro bacini artificiali e tre centrali idroelettriche e questo solamente in Trentino. Altri impianti di sfruttamento sono infatti presenti nell'area lombarda. 
Il toponimo Fumo quindi potrebbe aver origine da Valle dei Fini (finis = confine), essendo sul confine tra Trentino e Lombardia, per altre fonti invece sembra possa derivare dal fumo degli incendi appiccati dai pastori per creare nuovi pascoli. In una splendida - e affollata  -domenica di sole dalla diga di malga Bissina parte la grande forestale che costeggia a destra il lago artificiale (sentiero 240) un lungo tratto pianeggiante che si affronta in assoluta tranquillità, poi salendo leggermente di quota, il percorso inizia a mutare tra meravigliose cascate. Ecco che ci avviciniamo alla Malga Breguzzo, una vecchia costruzione ora dismessa, mentre il tracciato si sussegue tra massi, radici affioranti, cespugli di rododendri e pino cembro, e solidi ponticelli alternati a qualche tronco posato solo per non bagnarsi gli scarponcini. Intorno il fragore delle acque del Chiese, fiori alpini e le conformazioni vegetali che si innalzano fino ai monumentali lariciSuperiamo i resti di una diga di pietre che anticamente serviva come sbarramento artificiale per il legname da scaricare a valle osservando la docilità degli animali al pascolo. Splendidi i cavalli Haflinger, giocosamente attorno a noi e, sull'altra sponda del torrente, le vacche della malga Val di Fumo. Il tracciato sale dolcemente verso la Conca delle Levade e dal rifugio il colpo d'occhio sulla vallata è notevole al cospetto del Carè Alto (mt 3463) e del Corno di Cavento (mt 3406). A quote più alte si muovono branchi di camosci e vola l’aquila reale, scendendo si possono incontrare caprioli, marmotte, lepri mentre nelle acque dei laghi e nei numerosi torrenti, trote e salmerini. Proseguendo sul sentiero 248 (siglato come EE) che porta al Passo San Valentino e al Passo delle Vacche si possono trovare importanti testimonianze della Grande Guerra
La nostra sosta al rifugio Sat - gestito da mezzo secolo dalla famiglia Mosca - ritempra cuore e mente, prima di riprendere il sentiero 222 che corre parallelo alla sinistra orografica del Chiese riportandoci a Malga Breguzzo e da qui, dopo aver incrociato un rumoroso gregge e scambiate due parole con il pastore, a ritroso sulla ampia forestale dove in lontananza appare maestosa la diga. Saluti finali targati "bollicine" Trento DOC 
PARTENZA: diga Malga Bissina (mt 1790)
SEGNAVIA: 240-222
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 200
ALTITUDINE: mt 1997
LUNGHEZZA: km 14