martedì 31 luglio 2018

Il giro delle malghe di Proves in Alta Val di Non (domenica 29 luglio)

Camminare al cospetto della Catena delle Maddalene, meraviglioso gruppo montuoso a cavallo tra il Trentino e l'Alto Adige è pura emozione. Da secoli territorio utilizzato come alpeggio dalle comunità rurali, il suo nome è notoriamente collegato all'antica tradizione di indicare le località dove si era soliti iniziare la fienagione non prima del 22 luglio, giorno di commemorazione di Santa Maria Maddalena. Il giro delle malghe di Proves è tra i più belli dell'Alta Val di Non tra paesaggi che spaziano dalle grandi radure prative alle verdissime montagne, sull'altopiano punteggiato di malghe - aperte da giugno a settembre - già brulicanti di escursionisti. Da Trento, in direzione Val di Non, si sale verso Proves, poco più di duecento anime di madrelingua tedesca, poi si prosegue sulla provinciale che si alza verso la Val d'Ultimo e oltre la prima galleria si aprono grandi spiazzi, oggi letteralmente presi d'assalto, mentre noi ci fermiamo al parcheggio Hofmahd. Da qui si imbocca la strada forestale 28 che si alza verso Malga Lauregno (mt 1780) tra incontri di mansueti puledri e serafiche vacche al pascolo. La malga è chiusa quindi si prosegue lungo il sentiero 26 che sale gradatamente in un bosco di abeti e larici nella vasta torbiera del monte Sous, biotopo di grande interesse naturalistico, per poi sbucare sulla spianata di Prà del Signor e successivamente immettersi sul sentiero 157 che sale da Castelfondo.
Il colpo d'occhio sulla vallata è eccezionale, la comoda forestale supera passo Castrin (mt 1805) in un tappeto multicolore di fiori, e raggiunge a mezza costa l'affollatissima Malga Castrin a 1814 metri sulle pendici del monte Luco, dove polenta, canederli e taglieri di salumi e formaggi fanno bella mostra accompagnati dall'esibizione del coro Croz Corona di Dercolo (Trento) sulla terrazza esterna con splendida vista del monte Cornicolo sullo sfondo. Un fresco venticello induce ad una sosta più lunga del previsto ma ora ci si muove sulla stessa forestale sino al bivio del sentiero "Aldo Bonacossa" 133 in direzione della Malga Kessel Alta. Una trentina di minuti e si raggiungono i ruderi del Malghetto di Cloz (mt 1894) ma vista l'ora tralasciamo le due malghe Kessel tagliando sul sentiero 6 che conduce prima alla Malga Revò (mt 1735), con vista sulle Dolomiti del Brenta, e poi alla successiva diramazione, il sentiero n. 8, che quasi in piano ci porta alla Malga Cloz posta a 1730 metri. Una curiosità: queste ultime due malghe (aperte anche nei week-end invernali) appartengono alle comunità rurali dell'italofona Val di Non e si distinguono anche nello stile costruttivo da quelle della tedesca Alta Val di Non, completamente in pietra le prime, in larga parte in legno le seconde. Da quest'ultima malga scendiamo su alcuni brevi tornanti e in poco tempo recuperiamo il parcheggio. Sulla via del ritorno, tra splendidi meleti in maturazione, le acque meravigliosamente blu del lago di Santa Giustina, il maggiore bacino artificiale del Trentino, fanno da cartolina ai saluti finali.


PARTENZA: parcheggio Hofmahd (mt 1695)
SEGNAVIA: Cai 28-26-157-133-6-8
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 200
ALTITUDINE: mt 1894
LUNGHEZZA: km 10

martedì 17 luglio 2018

Escursione Malga Trat-Rifugio Pernici-Cima Parì-Malga Trat (Valle di Ledro) domenica 15 luglio

Cima Parì
La Valle di Ledro sa regalare bellissime emozioni a partire dal suo splendido lago, dalle limpidissime acque color turchese, vera oasi di tranquillità, per poi salire nelle verdeggianti vallate associate ad una bella e fitta rete di sentieri che fanno la felicità di escursionisti e bikers. Da Pieve di Ledro si seguono le indicazioni per la Val Concei e una volta arrivati a Lenzumo ci si arrampica per circa sette chilometri sulla stretta strada asfaltata circondata da boschi, sino a raggiungere uno slargo sterrato (mt 1460) per poi proseguire a piedi verso malga Trat (mt 1550) da cui si parte per l'escursione ripromettendoci al ritorno una fermata gustativa alla sua produzione di formaggi e salumi. Impegnato il bel sentiero Sat 403 in una trentina di minuti raggiungiamo il Rifugio Nino Pernici (mt 1600) già brulicante di escursionisti. Il punto di visione di queste montagne è a dir poco emozionale, rilievi rocciosi che fanno da cuscinetto naturale tra il gruppo prealpino della Valle di Ledro e le limonaie del Garda ma che custodiscono preziose testimonianze storiche con la presenza di trincee e camminamenti austriaci risalenti alla Grande Guerra e come lo stesso rifugio, intitolato all'alpino Nino Pernici caduto in combattimento sull'Isonzo nel 1916, fosse all'epoca una mensa per ufficiali. La sosta è breve solo il tempo per immortalare fotograficamente questo spettacolo e siamo già sul sentiero 413, denominato Sentiero della Pace, ripide pale erbose del versante est del Doss di Seaoi, e in un'ora di buon cammino si raggiunge Bocca Saval, a 1721 metri, in cui sono presenti ruderi di baraccamenti del primo conflitto mondiale.
Doss dei Seaoi
La pausa panino è un piacevole intermezzo nonostante la presenza di nuvoloni grigi sulle nostre teste. Dieci minuti lungo il comodo tracciato 454 e raggiungiamo Malga Saval, poi oltrepassato un recinto e tagliato in diagonale un valloncello ci si alza alla croce di Cima Parì a 1991 metri da dove si gode una vista spettacolare del lago di Ledro e delle montagne circostanti. Si rimane in cresta panoramica sino all'incrocio col sentiero 435 per malga Trat che, inizialmente roccioso, scende ripidissimo per un bel tratto per poi entrare in boschi silenti alternati a brevi pianori tra lo sguardo noncurante di vacche al pascolo - a parte l'incontro ravvicinato con un toro per nulla intenzionato a spostarsi dal nostro sentiero - e mettiamoci pure una breve ma rinfrescante sferzata di pioggia. Al termine dell'escursione la malga ci accoglie con i suoi squisiti prodotti caseari che ben apprezziamo alla loro tavola.

Bocca di Saval



PARTENZA: Malga Trat
(mt 1550)
SEGNAVIA: Sat 403-413-454-435
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 440
ALTITUDINE: mt 1991
LUNGHEZZA: km 10,5

mercoledì 4 luglio 2018

Andar per Langhe...(martedì 3 luglio)

Cantine di Fontanafredda

Andar per Langhe tra bellissime colline vitate e splendidi castelli, lasciare che solo l'emozione guidi il percorso in quel piccolo e circoscritto territorio dove il vitigno dell'oro rosso la faccia da padrone: la Langa del Barolo, la nobiltà del vino tanto per intenderci, un paesaggio unico al mondo giustamente consacrato come Patrimonio Mondiale Unesco nel giugno 2014. Di buon mattino lascio alle spalle il piccolo centro di Lequio Berria nell'Alta Langa Montana, a 715 metri, scendendo verso Albaretto della Torre sulla dorsale che divide la Valle Belbo dalla Valle del Tanaro, caratterizzato dalla bella torre duecentesca. Qualche foto e si recupera il pendio raggiungendo Sinio, l'antica Sineum, il cui territorio si estende sulle colline della Bassa Langa albese tra ricami di viti di un verde abbagliante e vasti noccioleti.
Castello di Sinio
Nell'antico cuore storico si trova il castello edificato sulle rovine di un precedente maniero poi distrutto dagli Sforza nel 1431, dalla elegante e nobile facciata che si affaccia su piazza Marconi. Un bellissimo affresco sovrasta il ricercato arco con lo stemma della famiglia e raffigura Sant'Antonio Abate e San Sebastiano ai lati della Madonna col Bambino. Oggi il castello di Sinio è un lussuoso hotel. Una manciata di chilometri e sono a
Grinzane Cavour. La strada sale dolcemente poi ad una curva ecco apparire sopra un poggio l'imponente maniero svelandosi in tutta la sua bellezza. Pianta quadrata e torri angolari il castello, risalente al XIII secolo, fu residenza giovanile di Camillo Benso conte di Cavour. Al suo interno ha sede l'importante Enoteca Regionale. La provinciale 125, attraverso infiniti e ordinatissimi filari vitigni, è un susseguirsi di cantine storiche dove la vite si coltiva con passione ed amore, lo stesso amore che portò Re Vittorio Emanuele II ad acquistare la tenuta di Fontanafredda per darla in dono alla sua amante, la Bela Rosin. La monumentalità di un enorme grappolo d'uva nera posto a fronte della tenuta ferma l'attenzione di tutti gli automobilisti di passaggio. Slanciato e maestoso il castello di Serralunga d'Alba appare poco dopo e rappresenta uno degli esempi meglio conservati di castello trecentesco in Piemonte.
Serralunga d'Alba
La stretta strada che porta al delizioso borgo regala scenari d'incanto verso il cuneese e le Alpi, a dispetto della presente coltre afosa, e la sua ardita verticalità ha svolto nei secoli funzioni di controllo sull'attività produttiva dei possedimenti terrieri della potente famiglia Falletti 
più che un ruolo difensivo. Nella sottostante piazza fa bella mostra di sé la Parrocchiale di San Sebastiano. Lascio Serravalle e raggiungo Roddino entrando nella bassa Langa, fuori dal regno del Barolo. Poco prima dell'abitato un punto panoramico suggestiona sui filari del Dolcetto e del Nebbiolo, accanto la piccola cappella dedicata alla Madonna della Neve. Il Dolcetto è per antonomasia il vino che tradizionalmente s'accompagna a pane e salame, quindi meno prestigioso anche se negli ultimi anni si sta facendo apprezzare oltre i meri confini regionali.

Cappella Madonna della Neve a Roddino
Roddino è un pugno di case gialle e verdi che fa da corona alla chiesa del 1420 intitolata a Santa Margherita
. Mentre sto scendendo verso Monforte d'Alba, due giovani cervi attraversano la strada scomparendo velocemente nelle sottostanti vigne, che peccato non averli potuti fotografare...Il viaggio ha lo stesso sapore di un vino d'annata: unico ed inimitabile. E con questo pensiero percorro Monforte e il suo vivacissimo centro storico con la dimora patrizia dei marchesi Scarampi del Cairo costruita sulla fondamenta di un antico maniero, il bel campanile romanico del XIII secolo e l'auditorium Horszowski ovvero un piccolo anfiteatro naturale dall'acustica perfetta intitolata al famoso pianista polacco che vi ha tenuto il concerto inaugurale nell'estate 1986. Arrivo a Monchiero con il solleone sulla testa, poca gente in giro e in solitario apprezzo i ritmi silenti di questo borgo che riecheggiano nel santuario della Madonna del Rosario, nella casa di Eso Peluzzi, celebre pittore d'inizio '900, e nell'antico Borgo Monchiero, risultante dell'ottimo recupero architettonico di un monastero settecentesco e oggi prestigioso quattrostelle, il tutto in un'atmosfera quasi fuori dal tempo. Ma è anche ora di assaporare la genuinità della cucina locale e sulla strada verso Barolo mi incuriosisce la Trattoria Buon Padre a Vergne: gli agnolotti del plin, la pasta ripiena tipica delle Langhe, conditi con burro e salvia e accompagnati da ottimo Dolcetto scandiscono piacevolmente il palato.

Castello Della Volta
Le colline vellutate, le stradine ciottolate, il silenzio appena scandito da voci leggere fanno di La Morra una località pittoresca. Intorno a questo borgo arroccato a 500 metri di altezza un unico splendido vitigno. Salendo su ciò che resta dei massicci bastioni medievali arriviamo in piazza Municipio dove si impone la Chiesa di San Martino dalle linee semplici e pulite, dovute all'architetto Michelangelo Garove che la completò nel 1695, e l'importante Cantina Comunale allestita nel settecentesco Palazzo dei Marchesi di Barolo. Procedendo nella passeggiata si incontra la Torre Campanaria in piazza Castello, una costruzione massiccia a quattro piani eretta nel 1544 dalla cui cima si ha un fantastico panorama delle Langhe. 

Chiesa di San Lorenzo a Castiglione Falletto
Sulla cresta che da La Morra scende a Barolo, in posizione dominante ecco svettare il
Castello della Volta, oggi in deprecabili condizioni strutturali, appartenente ai signori Da Li Volta, come comprova il Rigestum di Alba del 1200, poi divenuta roccaforte della famiglia Falletti.
Il crollo della volta del salone centrale avvenuto presumibilmente nel 1307 fu interpretato dalla fantasia popolare come una punizione: durante un grande banchetto la corte del signore del castello ormai ubriachi, in abiti succinti e in preda ad una orgia collettiva fu seppellita dal crollo del soffitto voluto dal diavolo per punire quelle anime lascive. Sarà in deplorevole abbandono ma mantiene un fascino particolare e si parla finalmente di un suo recupero storico.
Il Re Barolo
Si arriva a
Barolo mentre il borgo si sta riprendendo dal memorabile concerto tenuto dai Depeche Mode davanti a diecimila entusiastici spettatori (me compresa) la sera precedente quindi mi limito alla sola visita del castello per secoli proprietà dei Falletti e ora sede dell'importante Wine Museum a sottolineare la forte identità culturale della produzione del vino e del suo territorio. Lascio Barolo e un'ultima deviazione mi conduce a Castiglione Falletto le cui origini si perdono nella notte dei tempi e dominato dal possente castello a tre torrioni circolari. Accanto al maniero, privato e non visitabile, la bella chiesa quattrocentesca di San Lorenzo. Prima di ritornare è d'obbligo una visita alla Cantina Comunale dei Produttori. Vista spettacolare dalla bella terrazza sui vitigni di Castiglione e ottimo Barolo da gustare ma assolutamente senza fretta...