martedì 22 maggio 2018

La Toscana di Michelangelo (18-20 maggio)

Terra decantata la Toscana dove il senso del Bello nelle sue mutevoli sfumature cattura la nostra attenzione procurando quel senso del piacere che si accompagna all'esperienza estetica. Terra d'arte, di spiritualità e di piaceri gastronomici, un patrimonio da proteggere che mette in moto la nostra sete di conoscenza in simbiosi con l'ambiente circostante. Quindi andiamo a fare la conoscenza di una piccola parte di toscanità, quella zona compresa tra il Casentino e la Valtiberina. VENERDI 18 MAGGIO. Lasciata la E45 all'altezza di Pieve Santo Stefano fra mille curve si sale al Passo dei Mandrioli (mt 1173) tra boschi di faggi e querce, sul crinale che getta lo sguardo sull'appennino tosco-emiliano entrando di fatto all'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna in una rete sentieristica di assoluta rilevanza. Una manciata di chilometri e si arriva a Badia Prataglia (mt 850) ameno paese le cui origini sono anteriori all'anno Mille e a testimonianza di ciò fa bella mostra di sè la splendida chiesa romanica fondata dai monaci benedettini intorno al 986. Il silenzio, rotto solo da voci di bimbi, pare quasi irreale. Pochi chilometri più avanti appare Serravalle, frazioncina di Bibbiena, posta su un alto sperone di roccia e attraversata dal torrente Archiano tra stradine strette e solitarie. Troviamo aperta la chiesa di San Nicolò e il castello con la sua grande torre di avvistamento che, come riportato nel Regestum Camaldulense, fu costruito nel 1188 dal vescovo di Arezzo.
Monastero di Camaldoli
Attorno aleggia un senso di abbandono che si condensano nelle scarne parole di un abitante "i vecchi scompaiono e i giovani non vogliono restare". Proseguiamo il nostro viaggio raggiungendo il Monastero di Camaldoli (mt 818) "invaso" da un rumoroso sciame di bikers intenti a pregustare le specialità di questa zona. E' un complesso monastico composto dall'antica foresteria, dalla chiesa e dal monastero la cui costruzione fu iniziata a partire dal 1046 con un piccolo ospedale di cui rimane oggi testimonianza l'antica Farmacia dove sono ancora conservati antichi alambicchi, mortai, fornelli e medievali ricettari. All'interno della chiesa sette preziose tavole del Vasari. Nel frattempo, partiti i motociclisti, la foresteria è in gran fermento con l'arrivo di numerosi ospiti che vengono qui a cercare silenzio e pace. Senza cedere alle lusinghe gastronomiche procediamo verso l'Eremo. Il nome Camaldoli deriva da Maldolo, un conte aretino che secondo la leggenda donò a San Romualdo di Ravenna intorno al 1012 il terreno sul quale venne edificato l'Eremo.
L'Eremo di Camaldoli
Entriamo nell'eremo attraverso un portone che dà sul grande cortile. A sinistra attraverso una porticina si accede all'antica cella del santo, una cella semplice con struttura "a chiocciola" che oltre ad offrire riparo dalle rigide temperature invernali simboleggiava il percorso interiore da seguire. La chiesa incorniciata da due campanili simmetrici, nel corso dei secoli ha subito numerosi rimaneggiamenti e poi impreziosita da affreschi e stucchi allegorici seicenteschi. Nella cappella a fianco dell'altare c'è una bellissima Vergine con bambino realizzata da Andrea della Robbia. Usciamo da questo luogo di raccoglimento e preghiera per avviarci verso il nostro alberghetto "La buca di Michelangelo" a Caprese Michelangelo (mt 653) mentre inizia ad imbrunire, regalandoci piatti locali e un vinello del territorio mentre sopra di noi si ergono luminose mura castellane imponenti.
"La buca di Michelangelo" a Caprese Michelangelo
SABATO 19 MAGGIO. Il mattino profuma di pane toscano e marmellata mentre il sole illumina una vallata verdeggiante dominata dalla mole boscosa dell'Alpe di Catenaia. Caprese Michelangelo, poco più di un migliaio di anime sparse sul territorio, porta nel nome il ricordo del sommo artista Michelangelo Buonarroti che qui nacque il 6 marzo 1475. Nel castello di Caprese, delimitato ad est da una poderosa cinta muraria, sopra la porta d'ingresso si trova un campanile con la campana fusa nel 1561, all'interno del recinto di forma ovoidale ci sono Palazzo Chiusini e la Podesteria, entrambi del quindicesimo secolo in cui il padre Ludovico vi svolgeva la funzione di podestà quando nacque l'artista. Nel cortile interno tra i resti di cinta muraria sono allestiti importanti bronzi di contemporanei italiani. Appena fuori dalle mura, la chiesetta duecentesta di San Giovanni Battista, oggi però chiusa, nel quale Michelangelo fu battezzato.
Il Castello di Caprese
Lasciamo la Valtiberina in direzione del Santuario di La Verna, posto sul Cammino di San Francesco, uno dei luoghi di fede e meditazione del Cosentino. Quando arriviamo il santuario brulica di gente, il silenzio a dire il vero difetta ma è innegabile, anche per chi non è credente, sentire un'aurea di profonda spiritualità in un luogo così mistico. Il monte La Verna venne donato a San Francesco dal conte Orlando Cattani nel 1213 e con i suoi 1128 metri di altezza domina il paesaggio circostante. Il complesso monastico è formato da diversi edifici, cappelle e luoghi di culto di epoche successive senza un progetto omogeneo ma seguendo l'andamento dei rilievi montuosi. Il più antico è la Chiesa di Santa Maria degli Angeli fatta edificare nel 1216 mentre la costruzione della grande Basilica è stata avviata nel 1348 e terminata nel 1509. Di particolare pregio le terracotte invetriate opera dei Della Robbia. Da visitare la Cappella delle Stigmate e il lungo corridoio caratterizzato da 22 affreschi che raccontano la vita del Santo. Dal piazzale del Santuario, detto "quadrante" la vista e l'emozione corrono lontano...
Santuario de La Verna
Lasciamo questa oasi di pace e scendendo lungo la statale 71 troviamo aggrappato alla roccia che cade a strapiombo sul torrente Rassina, i ruderi di castello Cattani. Il complesso, in stato di deplorevole abbandono, in origine era di vaste dimensioni, tre lati protetti da possenti mura perimetrali e il quarto lato a precipizio sulla vallata. Vicino sorge l'antica chiesa di San Michele (chiusa purtroppo) fatta costruire dalla contessa Giovanna Tarlati nel 1385, accanto alla chiesetta l'antica Podesteria e la cosiddetta Roccia di Adamo, ovvero l'area che ispirò a Michelangelo la Creazione di Adamo nella volta della Cappella Sistina di Roma. Scendendo ulteriormente sulla strada che attraversa Chiusi della Verna (mt 950) si può apprezzare la fontana pubblicitaria del Campari realizzata negli anni Trenta dallo scultore Giuseppe Gronchi sicuramente il primo esemplare dei 12 realizzati (l'altro esistente è in località Le Piastre in provincia di Pistoia, rintracciata in un precedente viaggio). Attraversiamo un territorio meraviglioso e alla volta di Chitignano seminascosto da cipressi centenari appare il Castello dei conti Ubertini.
A prima vista sembra desolato, l'ingresso tramite un vialetto ci introduce a quella che sembra la Piazza d'Armi dove ora regna sovrano ogni genere di erbacce. Stiamo per andare via quando un clacson ci ferma e una figura dallo stanco incedere scende dall'automezzo. Al centro di grandi eventi storici il castello rimase nelle mani degli Ubertini per oltre cinquecento anni fino a metà '800 quando passò in mani private e l'ultimo discendente, l'ultranovantenne signor Mario Castellano, ci fa accomodare in una bella corte affrescata e poi nell'attiguo Corpo di Guardia con stemmi e busti della famiglia Ubertini raccontandoci aneddoti e storie del maniero. Ci siamo ripromesse di tornare mentre attraversiamo il verde Casentino. Poi un'altra deviazione per ammirare il Castello di Valenzano, una dimora storica nel comune di Subbiano le cui origini si perdono nel medioevo per trasformarsi verso la fine dell'Ottocento in una residenza neogotica, ora sede di convegni e manifestazioni. Adesso puntiamo verso Anghiari. Questo piccolo centro è uno splendido scrigno medievale posto fra il Tevere e l'Arno e deve la sua fama alla storica battaglia del 29 giugno 1440 in cui le truppe fiorentine sconfissero quelle milanesi dei Visconti. Il celebre affresco della Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci, andato purtroppo perduto, deve la sua fama duratura soprattutto alle famose riproduzioni di Rubens. La raggiungiamo mentre scendono le prime ombre della sera e passeggiando per le strette vie del borgo protetto da imponenti mura duecentesche, il passato sembra riemergere da ogni singola pietra. Assolutamente da vedere la seicentesca Chiesa di Santa Maria delle Grazie, poi Palazzo Pretorio che ospitava i podestà e oggi edificio municipale, il Campano ovvero la torre civica costruita alla fine del XVI secolo, per poi procedere attraverso strette viuzze  al quattrocentesco quartiere del Borghetto dove si trova Palazzo Taglieschi, sede museale, ridiscendere verso Galleria Girolamo Magi, per anni sede del mercato di semi e granaglie che ci introduce in piazza IV novembre dove si ammira il Teatro dei Ricomposti.
La cattedrale dei Santi Pietro e Donato ad Arezzo
DOMENICA 20 MAGGIO. Mentre ritorniamo verso Anghiari dall'alto spicca il blu del lago di Montedoglio, uno dei più grandi bacini artificiali d'Europa a pochi chilometri da Sansepolcro, città d'arte famosa per aver dato i natali a Piero della Francesca. Le acque del lago sono considerate idropotabili e per questo motivo è vietato l'uso di qualsiasi tipo di motore e nel contempo la zona è diventata oasi naturale per numerosi uccelli migratori. La quieta è assoluta appena smorzata dai nostri passi in perlustrazione lungo le sue rive. Oltrepassata Anghiari si prosegue nella ricerca di castelli e dimore antiche come il Castello di Galbino, in frazione Tavernelle, risalente all'undicesimo secolo che unitamente al vicino castello di Montauto controllava i collegamenti tra il Valdarno aretino e l'alto corso del Tevere.
Ora è una residenza privata ma non si può non osservare da vicino questo solido quadrilatero ingentilito da finestroni rinascimentali. Vorremmo visitare anche il Castello di Montauto, ma senza prenotazione è presocchè impossibile quindi a mitigare la nostra delusione ci pensa una bella grigliata presso l'Antico Posto Di Ristoro sul punto più alto della provinciale della Libbia. Arezzo adesso è vicinissima quindi è d'obbligo una visita nel cuore storico della città. Le vie sono silenziose e si lasciano osservare con gentilezza, bellezze che si manifestano da sole, senza indagare. Prima la Chiesa di San Domenico famosa per il bellissimo Crocifisso ligneo del Cimabue e per gli splendidi affreschi di Spinello Aretino, poi la Cattedrale semplicemente stupenda con le sue tre navate, il grande abside poligonale e quasi nascosta nella navata di sinistra, la Maddalena di Piero della Francesca, ed infine una visita a "I colori della giostra del Saraceno" piccolo viaggio in quella che è una delle più importanti rievocazioni storiche italiane. Aspettaci terra toscana...

venerdì 11 maggio 2018

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mercoledì 2 maggio 2018

Due marmotte a Forte San Marco (martedì 1° maggio)

La terra tra Caprino e Rivoli è notoriamente famosa come la "Terra dei Forti" per la massiccia presenza di fortificazioni militari e forte San Marco faceva parte della barriera italiana della Val d'Adige, passaggio obbligato tra l'Italia e il Nord Europa, e quindi strategicamente importante. La fortezza si allunga sullo sperone roccioso del monte Cordespino, isolatissima a 451 metri di quota, da dove domina la sottostante vallata con un panorama a 360 gradi che va da Verona alla Lessinia, dal monte Pastello al Corno d'Aquilio, dal basso Garda alle creste del Baldo e dove nel suo punto più alto la visuale ti lascia davvero senza fiato! La strada che porta al forte è una tortuosa carrareccia militare che sale in un susseguirsi di tornanti (ben quaranta) letteralmente aggrappata alla roccia con partenza da Zuane, ora trasformata in un sentiero naturalistico. Sorto sul luogo di un'antica cappella dedicata a San Marco, la costruzione del forte fu iniziata nel 1888 allo scopo di completare la linea difensiva con il confine austro-ungarico, ovvero tra Veneto e Trentino all'epoca ancora territorio austriaco, completata nel 1913 e pesantemente armato durante la prima guerra mondiale salvo poi venire utilizzato quasi esclusivamente per l'acquartieramento delle truppe tanto che gli unici colpi sparati furono contro aerei austriaci che volavano verso Verona.
il cortile del forte
Il modello progettuale di forte San Marco segue la scuola del generale italiano Enrico Rocchi, infatti la sua pianta stretta e allungata ben si adattava al contrafforte roccioso a picco sull'Adige rendendolo di fatto invulnerabile. Un profondo fossato circonda il forte sui tre lati mentre il quarto cade a precipizio sulla vallata. L'ingresso presentava un ponte levatoio, ancora esistente, e tutto il perimetro era difeso da fucilerie mentre le cannoniere erano disposte su ogni punto cardinale. Il complesso si articola in vari spazi che racchiudono due cortili interni dove si affacciano i vari locali per le truppe, magazzini, polveriere interrate, stalle e un telegrafo ottico, strutturalmente quasi un labirinto che andiamo ad esplorare nelle sue stanze più buie e profonde. Il forte era perfettamente autonomo e il muro in pietra ammonitica, tipica di questa zona, con archivolti in cotto lo rendeva nel suo insieme possente ed elegante. E' un vero peccato che questa struttura, come altri baluardi militari della provincia di Verona ad eccezione del vicino forte di Rivoli, sia abbandonata ad un colposo oblio, invasa dalla vegetazione e da mani vandaliche perché meriterebbe 
un progetto di recupero polivalente come avviene in altri paesi europei...

PARTENZA: Zuane (mt 186)
SEGNAVIA: percorso naturalistico Comunità Montana del Baldo
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 265
ALTITUDINE: mt 451
LUNGHEZZA: km 7