giovedì 4 maggio 2017

Si riparte da Barbiano (BZ)......(29-30 aprile e 1° maggio)

Ci siamo ritornate a Barbiano. Esattamente sette giorni dopo complice il lungo weekend di fine aprile. Stessa la base di partenza, il Gasthof Kircher Sepp. Il meteo promette bene, forte è il sentore della montagna, incantevoli paesaggi, minuscoli paesi arrampicati sui pendii, ma un richiamo ben più forte arriva dal profumo dei tipici Meraner wurstel e dell'ottima birra della Forst di Lagundo, ad una manciata di chilometri da Merano, dove ci raggiungono altre marmotte, in escursione nella bellissima Val Venosta. L'alba della domenica illumina l'imponente Sciliar, la colazione è calda e abbondante e la strada taglia dolcemente la Val Sarentino. Ben presto arriviamo a Castel Velturno. Non abbiamo prenotato la visita (è d'obbligatoria) ma il custode, dopo aver salutato un gruppone di turisti tedeschi, ci riunisce alla successiva visita, supplementate da audioguide in italiano. Castel Velturno è situato nell'omonino paese della Valle Isarco ed è uno splendido esempio di architettura fortificata fra i più belli dell'Alto Adige.
Costruito nel 1578 per volere del vescovo Johann Thomas von Spaur, le possenti mura merlate ne testimoniano la grandiosità di un tempo e le sale rinascimentali sono arricchite da boiserie e bellissimi affreschi. Nella Stanza del Principe si ammira il magnifico soffitto a cassettoni di Hans Spineider, la stufa ottogonale di maiolica bianca e azzurra con lo stemma del principe-vescovo e nelle altre sale cicli pittorici a soggetti sacro e profano del pittore bresciano Pier Maria Bagnadore.  La visita è piacevolmente curiosa, mai didattica. Ci lasciamo alle spalle il fantastico maniero e procedendo verso nord oltrepassiamo la frizzante Bressanone, direzione la splendida Abbazia di Novacella. Intorno al grande complesso conventuale oggi c'è parecchio movimento. L'abbazia risale al 1142, costruita ed ampliata nel corso dei secoli, ha costituito luogo di ricovero per i pellegrini provenienti dal Nord Europa e diretti verso Roma e la Terrasanta. Il monastero, al quale si accede tramite un piccolo ponte coperto, è costituito da diversi edifici di epoche diverse (campanile in stile romanico, coro e presbiterio della chiesa in gotico, la chiesa e biblioteca in forme barocche) coesistono armoniosamente in uno spazio ben definito. Al centro del cortile principale dell'abbazia si trova il pozzo rinascimentale detto "pozzo delle meraviglie" perchè è sovrastato da un'edicola ottogonale su cui sono raffigurate le sette meraviglie dell'antichità e sull'ottavo lato, orgogliosamente, l'abbazia stessa. Intorno ad esso pregiati vigneti che fanno dell'abbazia una produttrice di eccellenti vini bianchi. In questo modo scopriamo che intorno al sacro culto si sta svolgendo un itinerario eno-gastronomico a cui non possiamo assolutamente mancare, fatto di assaggi di ottimi bianchi e accompagnato da speck e formaggi della più genuina tradizione altoatesina.
Riprendiamo il nostro percorso avvicinandoci a Castel Rodengo, all'imbocco della Val Pusteria. E' una delle fortezze medievali più possenti dell'Alto Adige e domina dall'alto di uno sperone roccioso la profonda gola del Rienza. Arriviamo quando il castello è già chiuso al pubblico e quindi possiamo ammirarlo solo dall'esterno. A titolo di cronaca il maniero raccoglie il prezioso ciclo di affreschi duecenteschi sulla leggenda del cavalier Ywain, tra i più antichi d'Europa nel suo genere. Lasciamo in lontananza gli echi quasi ariosteschi de "le donne, i cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto..." e infiliamo la salita di Chivo, minuscolo borgo dell'Alpe di Rodengo avventurandoci in alto e mentre i gradi scendono rovinosamente troviamo presenza delle nevicate dei giorni precedenti. Arriviamo ai 1749 metri di Zumis, base di numerosissime escursioni: davanti a noi svetta in tutta la sua bellezza il gruppo montuoso della Plose, importante comprensorio sciistico. Scendiamo in direzione di Luson giusto il tempo di incontrare uno splendido rapace tranquillamente appollaiato su una segnaletica stradale. Scende la sera quando sulla via del ritorno raggiungiamo Chiusa per una buona birra al Gassl Brau, birreria di produzione artigianale.
Il primo giorno di maggio appare incerto nel meteo ma sempre pieno di progetti. Prendiamo il sentiero che dalla locanda raggiunge Tre Chiese. In effetti le tre chiesette, una attaccata all'altra quasi a creare un triangolo, rispecchiano gli stilemi di questa regione. "Mi avvolgeva un senso di ritemprante solitudine, impreziosita da monti, boschi, fiori, acque, castelli e monasteri, senz'anima viva intorno..." scriveva Sigmund Freud di questo luogo silente ed infatti intorno a noi solo quiete e pace. Solitamente le chiesette gotiche sono chiuse ma si possono chiedere le chiavi direttamente ai titolari del vicino "Messnerhof". E' tempo di riprendere la via del ritorno con il cielo che incomincia ad incupirsi. Ma c'è ancora spazio per un'ultima tappa: le antiche mura di Castel Firmian, anno di grazia 945, sede del Messner Mountain Museum a Bolzano. Fortemente voluto dal grande alpinista Reinhold Messner, come si legge sull'opuscolo "il percorso espositivo si snoda tra le torri, le sale e i cortili della rocca, offrendo al visitatore una visione d'insieme dell'universo montagna.
Opere, quadri, cimeli e reperti naturali raccontano lo stretto rapporto che unisce l'uomo alla montagna, l'orogenesi delle catene montuose ed il loro disfacimento, il legame tra montagna e religione, la maestosità delle vette più famose del mondo, la storia dell'alpinismo dagli inizi fino all'odierno turismo alpino".
Nemmeno la pioggia battente frena il nostro entusiasmo in questo palcoscenico dove sacro e profano raccontano un'antica storia: l'amore per la montagna.              

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