mercoledì 25 settembre 2013

Il giro del Sorasass (24 settembre)

Le tracce sopite della Grande Guerra si intrecciano con le pagine ingiallite della storia tra le rocce superbe delle montagne trentine. Testimonianze forti certamente. Il Giro del Sorasass ha una valenza mnemonica fra le più significative oltre ad essere una bella escursione nei boschi a due passi da Cadine sulle prime alture di Trento. Il percorso ad anello è lungo 7 km e noi marmotte lo impegnamo in questo caldo martedi settembrino partendo dal versante orientale. Dal parcheggio sito in località Fer de Caval ci si muove leggere nella boscaglia seguendo un  breve strappo che porta a fianco di una calcara, ossia un'antica fornace in cui si poneva il calcare per ottenere la calce, poi una nuova alzata di quota e il tracciato si apre sulla Poza de la Casara, un' ampia distesa verde macchiata da pini silvestri e attrezzata per le feste campestri. Ma la nostra curiosità è nella ricerca delle testimonianze storiche. Il bosco sussurrato dal vento viaggia in salita e finalmente fra le fronde compare il Pontesel (poggiolo in dialetto trentino) a mt.807 il luogo più emozionante e ricco del Sorasass. Qui si trovano le piattaformi circolari che fungevano da basi all'artiglieria antiaerea, torrette di guardia e numerose stoll (caverne), una con la volta crollata che abbiamo visitato munite di torce, adibite a deposito di materiale bellico ma anche utilizzate da ricovero della guarnigione austriaca. Una stoll è stata arredata con stufa e brande di legno per far rivivere le condizioni di vita dei soldati. E' passato quasi un secolo dagli eventi della Grande Guerra e il campo di Sorasass, costruito fra il '14 e il '15, si poneva idealmente come baluardo di difesa delle pendici del Monte Bondone lungo la cosidetta "fortezza" di Trento ma in realtà non fu mai coinvolto in operazioni di guerra. Spostandoci di qualche metro il sentiero cade a strapiombo sulla valle dell'Adige e una corona di montagne, che racchiude ad est la valle della Vigolana sino al Dossone di Cembra, abbraccia la città brulicante. La visione aerea di Trento e del placido fiume è fortemente emozionale! Riprendendo il sentiero principale percorriamo in discesa la strada militare asburgica che lambisce le pareti rocciose della vallata incontrando poco dopo una secca deviazione che ci porta direttamente alla Fuciliera austriaca, costruita nel 1915 e restaurata nel 2006, esempio di efficienza del genio militare austriaco.
E' una galleria lunga circa 40 metri che sfocia in un ampio locale che ospitava il posto di guardia, proseguendo nell'esplorazione si incontrano le undici postazioni per i fucilieri in un lavoro di repristino storico davvero eccellente. Ci riallacciamo al percorso principale, attraverso un sentierino ciottoloso, sino ad intersecare il sentiero 627 che mette in comunicazione La Vela, sobborgo del capoluogo trentino, e i laghi di Lamar. Davanti a noi la Pozza dei Pini un gibboso pianoro di pino, orniello e carpino nero con importanti tracce dell'insediamento austriaco. Superata località Quattro strade un breve slalom ci riporta al punto iniziale dell'escursione.

PARTENZA: Fer de Caval (mt. 520)
RITORNO: Fer de Caval (mt.520)
SEGNAVIA: Sorasass e sentiero 627
DIFFICOLTA': E

domenica 15 settembre 2013

Lo scaffale: PELLEGRINA DELLE ALPI

Bisogna dar merito al CAI di aver tirato fuori dalla naftalina piccoli capolavori del cosidetto alpinismo "eroico" e, a maggior ragione, quando la penna è affidata ai pensieri di una grande scalatrice. Ninì Pietrasanta si può considerare a tutti gli effetti una delle protagoniste dell'alpinismo femminile degli anni ' 30 e nel suo libro "Pellegrina delle Alpi" si può ritrovare tutto l'amore verso la natura e la montagna. Nata in un sobborgo di Parigi nel 1909, Ninì sin da giovanissima si dedica alle scalate, alzando la qualità delle sue ascensioni e sostenendo con forza la posizione delle donne in un ambiente fortemente maschilista. Compagna di cordata e di vita di Gabriele Boccalatte, considerato al pari di Giusto Gervasutti e Renato Chabod tra i più forti rocciatori a cavallo delle due guerre, traccerà nuove vie lungo i versanti del Monte Bianco. Pioniera della cinepresa in montagna, durante le salite si portava dietro la sua 16 mm con la quale filmava tutto, lasciandoci in eredità una corposa documentazione storica. "Ora che stiamo per toccare la meta, sarebbe troppo doloroso essere ricacciati indietro. E su, sempre a fatica, cauti e prudenti; ogni passo è una vittoria che ci avvicina al premio che crediamo oramai di meritare...Mancano pochi metri per arrivare su terreno a noi noto e siamo tutti tesi nello sforzo delle ultime ricerche. Ancora alla destra un esposto passaggio su una liscia placca, ed eccoci nel breve canalino che termina al piccolo intaglio, sotto l'ultimo passaggio della cresta Sud. La parete Ovest della Noire è vinta; la montagna ha ceduto, si è offerta al vigile amore che la cercava" scrive nel suo libro. "Chi salirà dopo di noi, non avrà più la preoccupazione di cercarsi la via tra le rocce infide, ma non avrà la gioia profonda di quello che l'artista, vinta la natura sorda e ribelle, chiama creazione"
Il percorso con le grandi imprese di Ninì è racchiuso in una manciata di anni, tra il '32 e il '37, anno della sua maternità. Famoso è l'attacco vincente all'Aiguille Noire de Peuterey del massiccio del Bianco conquistato il primo agosto 1935 con il marito dopo svariati e infruttuosi tentativi nei giorni precedenti. La difficilissima parete ovest sarà violata esattamente 35 anni dopo la loro prima ascensione. Poi nell'agosto del 1938 durante una salita sull'Aiguelle de Triolet, Gabriele Boccalatte e il compagno di cordata Mario Piolti muoiono travolti da una frana e a quel punto Ninì decide di troncare nettamente l'attività alpinistica. Si è spenta agli albori del duemila.

Ninì Pietrasanta
PELLEGRINA DELLE ALPI
Editore: Club Alpino Italiano, 2011
(copia anastatica della prima edizione 1934)
Pagine: 186