
Nata il 27 febbraio a Bolzano, Paula Wiesinger era la primogenita di cinque sorelle. Di suo padre, caduto durante la Prima Guerra Mondiale, non serbava alcun ricordo, e dopo il trasloco di sua madre a Vipiteno dove lavorava come cuoca, rimase a Bolzano con i nonni. Durante le sue frequenti visite alla madre, iniziò a coltivare la sua passione per l'arrampicata e lo sci. Aveva sedici anni e ad accompagnarla erano giovani poliziotti di frontiera, tra cui anche Gino Soldà. Con lui e altri scalatori salì su tutte le cime intorno al Brennero. Essendo orfana di padre e avendo una madre che lavorava, Paula godette di una libertà insolita per una giovane donna di quell'epoca. Lei stessa ammise che fu la sua fortuna: potè fare semplicemente ciò che più le piaceva.
Un giorno mentre stava tornando da un giro con amici sulla Marmolada, il suo sguardo si posò sul Monte Civetta immerso nel sole del tramonto. Hans Steger, il suo futuro marito, le aveva scritto una cartolina per dirle che si trovava proprio in quella zona e che avrebbe avuto piacere di incontrarla. Paula allora lasciò il gruppo e si incamminò da sola verso il rifugio Coldal. Hans lì non c'era, e allora proseguì imperterrita fino al rifugio Pelmo dove finalmente lo trovò. La mattina dopo i due scalarono insieme la parete nord del Pelmo.
Negli anni successivi Paula e Hans Steger affrontarono tutte le vie più difficili delle Dolomiti. Nel 1928 riuscirono a conquistare per primi il torrione nord dell'Enserkofel; l'anno successivo fu la volta della parete sud del Winklerturm, della direttissima sulla parete est della Vetta del Catinaccio, della parete sud della Punta Emma del massiccio Catinaccio e della parete est dello Scillar.

Che non fosse delicata Paula lo dimostrò anche in mille altre occasioni, come quando fece la stunt-woman per un film di Leni Riefenstahl e si fece rotolare giù per una scarpata. "La Riefenstahl non voleva riempirsi di lividi, ma a me dei lividi non importava". Era così forte e allenata che si racconta fosse in grado di sollevarsi con una sola mano per sette volte consecutive prendendo come appoggio solo lo stipite di una porta. Ben presto la fama di Paula e Hans Steger varcò i confini del Sudtirolo. Re Alberto ingaggiò la coppia come guida per le sue escursioni in montagna, e da questa esperienza nacque una profonda amicizia.
Anche lo sci negli anni '20 e '30 era praticato solo da pochi appassionati. Le rare sciatrici donne venivano considerate degli esseri stravaganti e guardate con scetticismo. Paula in genere andava a sciare sul Renon o in Val Gardena. Per raggiungere le piste doveva muoversi a piedi, con gli sci in spalla, perché non poteva permettersi il lusso di pagarsi un mezzo di trasporto. Una volta, giunta a Cortina dopo una camminata di un giorno intero, non trovò nessun posto per dormire. Era talmente stanca che durante la cena le si chiusero gli occhi. Un cameriere, mosso a compassione, le cedette allora il suo giaciglio nel sottoscala.

Nel 1935 venne invitata al "Trofeo Mezzaluna", una gara a tappe tra il Matterhorn e il Monte Rosa come spettatrice, beninteso, poiché le donne non potevano prendervi parte. Quando Giusto Gervasutti si vide costretto al ritiro per un malessere, Paula si infilò la sua tutta, si nascose dietro i suoi occhiali e il suo berretto e continuò la gara al posto suo. Ad uno dei punti di controllo la truffa fu tuttavia scoperta e Paula fu squalificata.
Accanto alla sua attività sportiva, Paula si occupò per molti anni anche di gastronomia nel suo hotel Steger-Dellai sull'Ape di Siusi. Dopo la morte di suo marito continuò a gestire l'albergo fino a tarda età, sempre ottimista e vitale. Morì l' 11 giugno del 2001 a 94 anni.
(Ingrid Runggaldier - foto: Hotel Steger-Dellai Alpe di Siusi)