
Chantal, fortissima alpinista francese, se l'è portata via una valanga nel maggio del 1998, col fido sherpa Ang Tshering, mentre dormivano al Campo 2 sul Dhaulaghiri a 6500 metri nel momento in cui cercava di far suo l'ennesimo sogno, l'ennesima montagna da ottomila, l'ennesima cima che porta, appunto, in Paradiso lassù dove il confine tra vita e morte rimane labile e impercettibile come un alito di vento.
Lei che aveva raggiunto ben sei Ottomila senza ossigeno e spesso in solitaria, aveva attraversato le Patagonia, sfiorato le Ande....

E' un viaggio incitante quello di Chantal in "Abito in paradiso" tracciato da una donna rivolto alle donne troppo spesso schiacciate da una società che cerca di piegare il femminile alle sue modalità di comportamento snaturandone il contesto umano, tangibile ancor oggi nell'alpinismo, un mondo ancora profondamente sessista.
La prefazione del libro quindi non poteva che essere affidata ad un'altra grande alpinista, Nives Meroi. "Non ho conosciuto Chantal. L'ho fatto adesso leggendo questo libro. All'inizio è stato un incontro difficile, quasi conflittuale, ma lentamente si è rasserenato. Riga dopo riga mi sono avvicinata a lei e al suo cuore, così diverso, forse così simile al mio".
Un libro che si legge velocemente, forse anche troppo. Alla fine avresti voluto continuare la sua lettura, avresti desiderato più pagine, avresti voluto condividerne gli istanti per fissarli nella memoria. Per sempre.
Chantal Mauduit
ABITO IN PARADISO
Editore: Versante Sud, 2003
Pagine: 192